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Buon compleanno Mr. Grape

Regia di Lasse Hallström vedi scheda film

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La recensione su Buon compleanno Mr. Grape

di degoffro
8 stelle

A Endora, classica cittadina della provincia americana dove non accade mai nulla ("è un periodo brutto, non muore mai nessuno in questa città" dice il becchino del posto) vive la famiglia Grape. Il papà si è impiccato tanti anni prima; la mamma, per il dolore, si è lasciata andare ed ha iniziato a mangiare in modo esagerato, ingrassando oltre ogni dire e arrivando a pesare più di 250 chili, tanto da minare le fondamenta della casa: ora è un fenomeno da baraccone per i bambini del paese che vengono a spiarla dalla finestra, magari grazie anche all'aiuto del figlio Gilbert, giustamente rimproverato dall'amico (un efficace John C. Reilly) e una vergogna per i figli. Non ha la forza di alzarsi dal divano dove trascorre tutte le giornate a guardare la televisione, mangiare e fumare. Ha un amore immenso per il figlio handicappato Arnie: quando sarà arrestato per avere combinato l'ennesimo guaio, troverà il coraggio, dopo tanti anni, di andare con tutti gli altri suoi figli in paese, al commissariato per riavere il suo bambino: sarà l'occasione per capire finalmente quanto male ha fatto ai suoi ragazzi, riducendosi in quello stato, senza un minimo desiderio di reagire o tentare di rifarsi una nuova vita. Ci sono due figlie, la maggiore che fa le veci della mamma, e la più piccola che invece è una ragazzina un po’ ribelle, ma comunque molto legata alla famiglia. Ci sono infine i due fratelli, veri protagonisti del film: Gilbert, l'uomo di casa, lavora come commesso in un drogheria con una clientela sempre più ridotta causa apertura di un grande supermarket nelle vicinanze, ha una relazione puramente sessuale con una donna insoddisfatta e delusa ed un legame fortissimo con il fratellino Arnie, quasi diciottenne ma con il cervello di un bambino. L'arrivo di una ragazza Becky sconvolgerà la vita di Gilbert che in lei troverà quel sostegno, quell'amore e quella comprensione che ha sempre cercato. Lasse Hallstrom non ancora fagocitato e spersonalizzato dalla potente Miramax, vera rovina per ogni autore che si rispetti, confeziona un ritratto sospeso tra dramma e ironia, sincero, sensibile, tenero, coinvolgente ed emozionante di una famiglia come tante della provincia americana. Ciò che più colpisce nel film è la dolcezza autentica, non costruita, ricattatoria o ingannevole, con cui il regista, evitando la facile commozione o inutili sdolcinature, grazie anche ad una eccellente sceneggiatura ad opera di Peter Hedges, che si è ispirato a un suo romanzo, descrive i legami tra i protagonisti, sottolineando l'importanza della famiglia e la forza che la vicinanza di persone care può dare. Bellissimo il rapporto tra Gilbert e Arnie fatto di affetto, di aiuto e sostegno reciproco: Arnie è incapace di badare a se stesso, avendo la tendenza a cacciarsi sempre nei guai, non è in grado nemmeno di farsi il bagno da solo, tanto è vero che l'unica volta che Gilbert lo lascia nella vasca affinché si lavi autonomamente, lo ritrova il mattino dopo tutto infreddolito e ancora bagnato così come lo aveva lasciato la sera prima; Gilbert a sua volta protegge il fratello in ogni occasione, se lo porta al lavoro, gioca con lui di continuo, gli fa da padre affettuoso e sempre presente, anche se a volte inevitabilmente perde le staffe; intensa la figura della mamma (una magnifica Darlene Cates, a cui il copione regala la sequenza più bella e commovente, quando confessa tutto il suo dolore a Gilbert, dicendogli che mai avrebbe immaginato di ridursi in quelle condizioni); molto efficace il personaggio di Becky, un angelo che porta luce nella famiglia Grape. A ciò si aggiunga la strepitosa resa degli attori: Jhonny Depp regala al suo Gilbert una misura, una generosità ("ma tu non desideri mai qualcosa per te stesso?" gli chiederà Becky quando Gilbert le dice che i suoi desideri più grandi sono vedere la mamma a un corso di aerobica, Arnie con un cervello nuovo, le sorelle realizzate) e una sensibilità rarissime nel cinema americano ("un cavaliere dall'armatura abbagliante", lo definirà sua mamma, in punto di morte, dopo che lui ha avuto il coraggio di presentarle Becky in una delle sequenze più toccanti e vere); Leo Di Caprio riesce nel miracolo di evitare tutti i tic e gli eccessi in cui si cade abitualmente quando si è alle prese con personaggi con handicap, e offre un'interpretazione spontanea, matura e di grande impatto, giustamente candidato all'Oscar; Juliette Lewis per una volta abbandona i ruoli ribelli e aggressivi e fa di Becky il personaggio centrale del film, colei che con il suo sorriso, disponibilità e pazienza regalerà finalmente serenità e pace ai Gilbert. Un film di emozioni, di paesaggi (splendida fotografia del grande Sven Nikvist), di dialoghi all'aria aperta, dove non accade quasi nulla ma si repsira la vita. Certo alcuni passaggi e personaggi non sono molto funzionali (vedi ad esempio tutta la vicenda che coinvolge Mary Steenburgen, piuttosto inutile e grossolana), ma resta un film denso, coinvolgente e con un finale aperto alla speranza.
Voto:7+

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