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L'amore molesto

Regia di Mario Martone vedi scheda film

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La recensione su L'amore molesto

di maghella
10 stelle

Amalia, la madre, e Delia, la figlia, due donne che per tutta la vita vivono di riflessi, di quello che hanno solo immaginato di essere l'una per l'altra.

La prima scena del film è l'immagine di un ricordo di Delia, nel cortile di casa, con la madre nel tinello che cuce a macchina, è una immagine calda, confortevole, con una figura materna dolce e complice. Improvvisamente siamo nella casa di Bologna di Delia, sua madre Amalia le sta cucendo una manica della giacca, le prepara il caffè e glielo porta a letto, ripartirà per Napoli a breve, è una delle tante visite che ha fatto alla figlia.

 

Una madre meridionale, forse un po' invadente, ma piacevole da avere accanto, rassicurante...Per questo quando Delia si accorge che non è ancora arrivata a casa, si preoccupa subito, inoltre due strane e inquietanti telefonate che le giungono dalla madre non fanno presagire nulla di buono.

Il corpo di Amalia verrà trovato in mare, annegato, con indosso un reggiseno rosso, senza altri indumenti.

 

Comincia così il viaggio di Delia, alle sue origini, torna a Napoli, dopo un rumoroso funerale, in una caotica città, che niente ha della Napoli da cartolina, di quella più turistica e cinematografica.

Subito veniamo catapultati nel disordine, nel caos, nella caciara, che non rispetta neanche il corteo funebre. Delia appare una estranea nella casa deserta della madre, e percepisce il fantasma della morta, che cerca di comunicare con lei sull'ascensore del vecchio palazzo.

Delia ordinata, nei suoi vestiti quasi maschili, con i capelli corti, e le scarpe basse, cerca nei luoghi di casa tracce di qualcosa che possa dare informazioni su una possibile doppia vita della madre: aveva un uomo? (chi? Nel portabiancheria c'è una camicia maschile), faceva ancora sesso? Riceveva regali e fiori? La vicina di casa, fa intendere che “Amalia rideva di gusto, quando veniva a trovarla un signore alto, distinto”...”era suo fratello” la difende Delia...ma in cuor suo già sa di chi sta parlando: Caserta, un vecchio amico della madre, del quale si era sempre parlato male, con il quale si era sempre sospettato avesse auto una storia, quante botte aveva preso dal marito per Caserta. Cominciano a tornare i ricordi da bambina per Delia: la madre zoccola che riceveva regali da Caserta, il padre che la picchia, i giochi nel cortile con Antonio, il figlio di Caserta...le paste mangiate nel vecchio laboratorio del nonno di Antonio, e una storia raccontata al padre sulla madre e il suo amante.

 

Delia esce di casa, cerca ancora notizie, nel negozio di biancheria intima dove la madre pare abbia comprato tanta roba troppo provocante per una donna della sua età. Nel negozio Delia indossa un vestito rosso, attillato e scollato, che diventerà la sua seconda pelle, per tutto il resto del film.

 

Tutto quello che accade dopo sarà un viaggio negli inferi per Delia, i ricordi e gli incontri che farà saranno devastanti, e lei sarà nuda e indifesa, senza protezione, ma pronta ormai ad andare fino in fondo alla verità, e il vestito rosso che indossa appare quasi una divisa della volontà del sapere, del coraggio ad andare alla radice delle cose, senza nascondersi. Una pioggia improvvisa, laverà Delia dalle tracce del presente, rendendola pura e pronta ad accettare quello che le verrà svelato piano piano, con i ritmi lenti di una città inesorabilmente bella, antica e crudele.

 

Quello che ricordava non è la verità su sua madre, quello che le hanno raccontato non lo rammentava, sua madre così come la conosceva non era mai esistita, era solo una proiezione che si era creata negli anni.

La rivelazione alla quale arriva nel finale è devastante. Delia lascerà Napoli, forse per sempre, completamente diversa, cambiata ma finalmente consapevole, potrà vivere la sua vita, prendendo in prestito il nome di una madre che non ha mai conosciuto veramente da viva, ma che morendo come lei l'aveva sempre pensata, si è finalmente rivelata e fatta amare per quello che era.

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