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Il posto delle fragole

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su Il posto delle fragole

di champagne1
10 stelle

I nostri rapporti con il prossimo si limitano, per la maggior parte, al pettegolezzo e a una sterile critica del suo comportamento. Questa constatazione mi ha lentamente portato a isolarmi dalla cosiddetta vita sociale e mondana.

Il professor Isaak Borg è agitato in attesa della cerimonia pubblica per il suo giubileo professionale. Svegliandosi in piena notte a causa di un incubo, decide impulsivamente di recarsi a Lund, la sede della cerimonia, in auto piuttosto che in aereo. Sarà per lui l'occasione per ripercorrere non solo uno spazio fisico, ma anche le tappe del tempo che l'hanno portato ad essere quello che ora è...

 

 

Se nella sua intera opera Bergman non fa altro che affrontare i temi dolenti della sua vita, partendo dai conflitti con i genitori per arrivare alle relazioni con le donne e le persone significative e finire alla sua continua interrogazione sulla esistenza di Dio, certamente Il posto delle fragole non fa eccezione alla regola. Questa in particolare è l'occasione per affrontare il tema dei nostri rapporti col passato, rapporti spesso intrisi di nostalgie se non di rimpianti per le occasioni perdute o per certe scelte sbrigative, che - vissuti nell'epoca della imminenza della nostra morte - potrebbero sembrare condanne insindacabili.

 

 

Il film si apre appunto con il senso di angoscia causato dall'incubo che sveglia Isaak durante la notte precedente il suo viaggio (uno spazio indefinito in una città vuota, un tempo non commensurabile simboleggiato dall'orologio senza lancette; e poi un carro mortuario che conduce una bara che cade e svela la presenza di un cadavere: lui stesso che gli afferra un braccio e vuol trascinarlo con sé); eppure mano a mano che procede permette al protagonista di concedersi un'altra possibilità che lo conduca a rivedere le dinamiche delle relazioni con gli altri, a partire dalla fedele domestica e la nuora per finire con i giovani incontrati per la strada, ma soprattutto con suo figlio, nei confronti del quale egli sembrava aver riprodotto in copia carbone lo stesso rapporto formale e freddo trasmessogli dalla madre.

 

 

Un film dal valore psicanalitico, in questa visione del continuum che ognuno di noi rappresenta e che Bergman esprime facendo interagire il professore nelle sue attuali apparenze anche quando affronta le figure della sua giovinezza, e che sembra dire che si può accettare la realtà ma comunque non è mai troppo tardi per recuperare le nostre mancanze.

Atmosfera malinconica e che ho apprezzato ancora di più in questa mia fase della vita rispetto a quando vidi l'opera da molto più giovane.

 

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