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Leatherface

Regia di Alexandre Bustillo, Julien Maury vedi scheda film

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La recensione su Leatherface

di maghella
7 stelle

1955, profondo Texas. Jed Sawyer è un piccolo bambino di 6 anni che festeggia il compleanno in famiglia, il nonno, la mamma e i fratelli più grandi gli cantano la canzone della ricorrenza, mentre una torta ripiena di frattaglie troneggia sul tavolo con le candeline accese. Il piccolo Jed soffia mentre (come vuole la tradizione e gli suggerisce la mamma) esprime un desiderio. Pochi passi più in là un uomo è legato ad una sedia. Per regalo Jed riceve una motosega, con la quale deve uccidere la sua prima preda. Ma il bambino si sente ancora insicuro, e dopo aver appena scalfito una gamba del pover'uomo, lascia finire il lavoro al fratello più grande.

Incipit di tutto rispetto per l'ultimo episodio della saga dedicata alla famiglia horror più celebre e longeva del cinema di genere.

Il film si preoccupa di raccontare come il piccolo indifeso e sensibile Jed si sia trasformato in Leatherface. Dopo una descrizione così dettagliata del suo compleanno ci viene spontaneo dare la colpa della sua mutazione in terribile omicida alla famiglia cannibale. In realtà non è così. Jed, proprio a causa dell'ennesimo omicidio di una ragazza da parte della famiglia Sawyer, viene condotto in un istituto di correzione e allontanato definitivamente dalla sua casa. Un istituto gestito con metodi autoritari nei confronti di minori con problemi comportamentali e psichici. Dopo una violenta irruzione da parte della madre di Jed, che dopo 10 anni vuole riprendere il figlio sotto la sua tutela, Ike e Clarisse, due giovani amanti molto violenti fuggono insieme a Jeckson e Bud, con loro portano come ostaggio una giovane infermiera che aveva provato ad utilizzare metodi più umani nei confronti degli ospiti dell'istituto, soprattutto nei confronti di Bud, di corporatura gigantesca, minorato mentale, vittima dei soprusi da parte di medici e infermieri. I 5 iniziano così la loro fuga, inseguiti dalla polizia e seminando terrore e morte.

La scelta narrativa per i ¾ del film è quella di tenere nascosta la vera identità di Jed, giocando molto sulle personalità dei 3 ragazzi in fuga. Bud, il più probabile per stazza e deficienze mentali. Ike per la violenza e la morbosità nei confronti dell'infermiera e per la voglia di ritrovare la sua famiglia di origine. Jeckson per la sua sensibilità e per un viso d'angelo.

Non sarà la famiglia Sawyer a tirare fuori il peggio di Jed, ma saranno proprio le istituzioni, la fiducia tradita e le autorità giudiziarie a deturpare il viso e l'animo di un ragazzo che forse, in altre circostanze, avrebbe avuto la vita “normale” che tanto desiderava.

Jed lascerà per sempre il suo volto e la sua personalità sana per rifugiarsi dietro alle sue maschere di visi strappati e poter celarsi nei volti e nelle vite degli altri. La famiglia si compatterà nuovamente tutta nella casa dalla porta che non va mai aperta, alla quale non si deve mai bussare.

Cosa ha di nuovo e originale questo ennesimo film su Leatherface? Intanto che non si “rilassa” sulla solita struttura narrativa dei “ragazzi” scanzonati che durante una gita spensierata si imbattono nella famiglia di cannibali dai quali vengono uccisi e scannati uno a uno. In questa storia i ragazzi che vengono mostrati sono tutto tranne che spensierati. Problematici, psicotici, minorati e molto violenti, sono il risultato di un'America che non pare essere per niente il paradiso dove tutto è possibile, dove ognuno ha la sua occasione. Polizia, medici e giudici sono personaggi negativi, corrotti e assassini che spadroneggiano per lo stato del Texas. I due registi francesi Alexandre Bustillo e Julien Maury si concentrano sul personaggio di Leatherface senza mostrarlo mai fino alle ultime scene, quasi a sottolineare come tanto orrore sia il frutto di molti altri più profondi. Quando finalmente Jed si trasforma in Leatherface e trova rifugio e sostegno nella sua famiglia, chi vi sta raccontando tira un sospiro di sollievo: ora so il “mio” Leatherface al sicuro dietro la sua porta, a cucire la sua corazza.

 

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