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Il giglio nero

Regia di Mervyn LeRoy vedi scheda film

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maghella

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La recensione su Il giglio nero

di maghella
8 stelle

La mia ignoranza non avrà mai fine, ma neanche la mia curiosità e queste due cose messe insieme producono una miscela “esplosiva”, che mi induce a cercare, leggere, viaggiare e fare il diavolo a quattro finché non mi sento del tutto soddisfatta. Questo preambolo per spiegare il mio entusiasmo alla visione di questo strano, bellissimo e inquietante film, scoperto dopo averne visto alcune fotografie su un libro fotografico di film Horror (che mi è stato regalato da una amica che mi conosce molto bene): una bimba dal volto angelico con treccine bionde che abbraccia una donna (che sarebbe poi la sua mamma) dall'espressione impaurita. “Il giglio nero” -1956- è tratto da un'opera teatrale di Maxwell Anderson “The bad seed”, a sua volta tratto dal romanzo di William March. Rhoda è una bambina di 8 anni, dai modi perfetti, carina e sempre ubbidiente ai genitori. Tutti rimangono rapiti dalla dolcezza della bambina, solo la madre comincia ad essere preoccupata per la troppa ambizione della figlia ad essere sempre la prima in tutto.
Dopo la morte apparentemente accidentale di un compagno di classe di Rhoda, la storia comincia ad assumere un aspetto inquietante. Il bambino morto in verità aveva avuto una lite con Rhoda, per un premio che lui aveva vinto del quale la bambina si sentiva in pieno diritto.
Questa terribile ambizione di Rhoda, questa malsana voglia di ottenere subito quello che le viene promesso, non è un aspetto di ingenuità e franchezza infantile, come dice bonariamente la vicina di casa, ma è una malsana ingordigia, un sintomo di disturbo della personalità che viene mascherato da una esagerata sdolcineria da parte di Rhoda.
Rhoda capisce che può utilizzare la sua immagine di “dolce bambina” per ottenere ciò che vuole, e quando deve azzardare anche con atti criminali, sa che non verrà incolpata perché “solo una bambina”.
Il film è il primo di un genere che verrà denominato “Evil child genre”, e sarà una vera doccia fredda in un'america degli anni '50, perbenista che vuole la famiglia come nucleo protetto e sano. La figura di Rhoda, l'inquietudine che travolge la madre che si vedrà costretta a trovare la soluzione estrema, sconvolgono la visione “dell' immagine perfetta”, da musical, da commedia che impera nell'industria cinematografica americana in quegli anni. Il film contiene tutta la forza dell'opera teatrale, tanto che la maggior parte del cast, le due protagoniste (Nency Kelly nella parte della madre e Patty McCormack nella parte di Rhoda, che le valse anche una candidatura all'oscar) erano quelli dell'opera teatrale, proprio perché il regista voleva che si conservasse quel legame unico che si ottiene dopo una lunga turnee di successo come era accaduto per “The bad seed”.
Molti problemi di censura hanno impedito l'uscita immediata del film, il finale è stato cambiato in modo che risultasse meno angosciante rispetto all'opera teatrale, solo madre natura, e non la madre naturale, metterà fine alla malvagità (ereditaria?) di Rhoda.
Anche la parte che è stata di Nency Kelly è stata ottenuta dopo molte insistenze da parte del regista, lottando contro la produzione che avrebbe optato per una diva del calibro di Joan Crawford o Lana Turner.
Risultato di tanta ostinazione e caparbietà nel portare sul grande schermo un film decisamente controcorrente per quegli anni? Un film di forte impatto emotivo, disturbante, l'immagine stereotipata del “bambino perfetto nella famiglia perfetta” viene stravolta con un linguaggio cinematografico che fa tesoro dell'esperienza teatrale precedente: nulla si vede delle terribili azioni di Rhoda, tutto si capisce dai dialoghi e dai rapporti tra i personaggi.
Rhoda è la capostipite di quei bambini diabolici (che tanto mi piacciono) che saranno i protagonisti di memorabili film quali: “Il villaggio dei dannati”, “Il presagio”, “L'esorcista”...e tantissimi altri.

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