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Mr. Klein

Regia di Joseph Losey vedi scheda film

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La recensione su Mr. Klein

di tafo
8 stelle

Film ambizioso che si mette nei panni dell'altro.

Nella Francia occupata dai nazisti essere ebreo è una colpa, nella Francia occupata dai nazisti essere scambiato per un ebreo può diventare un meccanismo infernale dal quale non si esce. Il film inizia e finisce con la faccia violenta e razzista di un regime feroce. Nel mezzo il volto di una burocrazia mostruosa che in modo lento ma inesorabile comprime i diritti e le libertà. Klein ha un omonimo che si abbona al giornale ebraico e lo fa mandare all’indirizzo del primo costringendolo a dimostrare di non essere ebreo. Comincia così la sua caccia all’uomo o almeno alle sue amanti in modo da capire perché l’altro Klein ha fatto questo senza conoscere il nostro Klein. L’indagine per un uomo ricco, che commercia in opera d’arte e non esita ad approfittare della necessità di un ebreo che gli vende un quadro, può apparire come uno svago un mistero da scoprire ma in realtà ciò lo porta a guardare anche dentro se stesso e le sue origini non essendo sicuro della razza dei suoi avi. La caccia all’altro Klein viene fatta anche  dalla polizia che non esita a diffidare del nostro Klein per il suo essere testardo nella sua ricerca. La situazione ebraica oggetto di derisione teatrale sembra non colpire più di tanto la sicurezza borghese e ariana del nostro sempre più convinto che il suo omonimo si vuole coprire dietro di lui per non essere arrestato come nemico della patria. Vuole sapere tutto di lui vuole vivere la sua vita per capire e non per diventarne l’alter-ego. La sua vita è entrata in un percorso senza uscite, la fuga non è una possibilità quando capisce che il nostro uomo è ancora vivo avendo finto di cadere in un attacco terroristico andato male. l’incontro tra i due Klein non avverrà mai fino alla fine uno si nasconde nell’altro pur condividendo la stessa fine di deportazione. Opera che riesce a tenere insieme l’orrore del nazismo, l’ottusità della burocrazia novecentesca in una struttura da film giallo. Riflessione sull’identità e sulle libertà sulla necessità di dimostrare di essere qualcosa e non qualcosa  di altro senza dimenticare quello che sono gli altri.

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