Regia di Wes Craven vedi scheda film
Ma quanto è stato grande il cinema New Horror? la Commistione tra cinema di genere e impegno politico (quasi sempre tra le righe) raggiunge, dopo gli straordinari periodi dell'Espressionismo tedesco e della science-fiction degli anni '50, una nuova sintesi che, alla radicalità, aggiunge una dose non indifferente di cinefilia e metacinema. Nightmare è tra gli esempi più riusciti e memorabili: Craven, che non sempre mette a frutto il suo talento, ci introduce in un mondo post-surreale, in cui all'american dream si è sostituito l'american nightmare della mediocrità borghese, figlia diretta della rinuncia all'attivismo del dopo Sessantotto. Ecco che allora Fred Krueger non assume "solo" le forme del babau, del killer, della fenice e deI mostri dell'inconscio, ma anche quella di una sorta di "padre bastardo" sempre pronto a regalare un eutanasia ai suoi figli. Il vero incubo per le vittime di Freddy è quello di diventare come i loro genitori, dunque meglio regalare loro un dream (possibilmente wet) in cui sviluppare le proprie potenzialità. Ma Krueger è l'ambiguità incarnata dell'America, e questa possibilità, questo sogno, è in realtà un'altra prigione a cui sopravvive solo chi è puro ed è pronto ad affrontare attivamente la vita (Nancy). Grande film, capace di creare una vera e prorpia mitologia (una rarità ormai). Per non parlare del discorso sul corpo: le mutilazioni che Freddy impone alle vittime rimandano direttamente alle eruzioni/erezioni/mutazioni adolescenziali. In un periodo che ha fatto della cura del corpo una religione e da cui il cinema non ne è ucito indenne (è qui che nasce quell'intrattenimento del tutto decerebralizzato di certi action movies, che vietano allo spettatore di pensare qualsiasi cosa). Inoltre, come sottolinea Franco La Polla, Nightmare incarna il postmoderno, in quanto nel film i confini tra cose, persone, sogno e realtà vengono annullati. Geniale, con un omaggio speciale a Bunuel.
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