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Dexter: Original Sin

1 stagioni - 10 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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Ted_Bundy1979

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La recensione su Dexter: Original Sin

di Ted_Bundy1979
3 stelle

Artificiosa e modaiola, furbesca e superficiale tutta apparenza leccata come almeno per me il sopravvalutatissimo originale, e questo non si può proprio dire che lo tradisca, d'altronde gran parte degli autori sono gli stessi, come per la precedente di tre anni chiusura non richiesta, "Dexter- New Blood" .

Ancora di più, una boiata narrativa tipicamente nel gusto e nella struttura narrativa imperanti delle nuove serie TV per famiglie, che come l'originale nemmeno per un attimo dà la sensazione di potere essere presa sul serio, assurda e artificiosa oltre ogni dire con personaggi credibili e realistici quanto "I Fantastici Quattro"(Sarah Michelle Gellar capo patologo della scientifica di Miami-Dude Metro Police....suvvìa, ma davvero, ancora più improbabile della bonona caraibica capo dell'investigativa omicidi LaGuerta, qui introdotta anche lei da giovane), con un colpo di scena e un radicale cambio di ruolo e comportamenti al minuto che uccide qualsiasi cognizione stessa di "colpo di scena", ma d'altronde pure questo è nello stesso codice narrativo delle serie TV di adesso. Sempre più simili ad una soap con tutte le beghe di famiglia cronometrate ogni 10 minuti di episodio, e a cui un vero appassionato di polizieschi non vedo come si possa davvero interessare.

Per non parlare poi di quelle della mezza squilibrata e sciaquetta della sorella(che già era antipatica da adulta e interpretata dalla "picassiana" figlia di TotòJennifer Carpenter) adolescente di Dexter al college, tra partite di pallavolo e domanda di ammissione all'università, volgarità assortite sempre in cerca di infoiarsi con qualche giovanotto, ecc., Brutte anche le parti ambientate nel 1973 in fotografia supercaramellosa e satura per denotare lo stacco di ambientazione d'epoca, e con l'informatrice tettona e bbona dell'antidroga(siamo pur sempre a Miami),  che poi avrà una relazione con Christian Slater(il quale notoriamente assomiglia moltissimo, a James Remar)giovane poliziotto dai capelli nerissimi e zazzera basettona, non ancora, dopo avvenimenti letteralmente incredibili che lo faranno diventare padre adottivo dei due figli della bonazza tra cui Dexter(Patrick Gibson quasi perennemente con il sorriso obliquo e lo sguardo fisso, clone di Michael C. Hall versione giovanile, che per inciso fuori dalla serie e nel cinema non è praticamente mai stato nessuno), non ancora dicevo, investigatore della omicidi come lo conosceremo nell'ambientazione del 1991 di tutti e dieci gli episodi, da padre di Dexter ormai ventenne e laureando tirocinante, della scientifica nello stesso dpt di polizia.

Sempre molto bella Miami, da vedere soltanto per questo e per i completisti come il sottoscritto, delle ambientazioni in questa splendida città e Contea, come d'altronde già fu per la quantomai spesso, irritante e inconsistente serie originale 2006-2013.

Ma a ogni angolo che si intravede e nel quale è già passata e non si può non sentirne l'echeggiare, la splendida "Miami Vice" 1984-1989, non può non acuirsi una fitta al cuore e la nostalgia per ben altri moduli narrativi, e capacità di fare altri modelli televisivi inarrivabili, per questo tipo di serie "vedi, consuma, profila, getta, non ricordare".[...]

Artificiosa e modaiola, furbesca e superficiale tutta apparenza leccata come il sopravvalutatissimo originale, questo non si può proprio dire che lo tradisca, d'altronde gran parte degli autori sono gli stessi.

Ancora di più, una boiata narrativa tipicamente nel gusto e nella struttura narrativa imperanti delle nuove serie TV per famiglie, che come l'originale nemmeno per un attimo dà la sensazione di potere essere presa sul serio, assurda e artificiosa oltre ogni dire con personaggi credibili e realistici quanto "I Fantastici Quattro"(Sarah Michelle Gellar capo patologo della scientifica di Miami-Dude Metro Police....suvvìa, ma davvero), con un colpo di scena e un radicale cambio di ruolo e comportamenti al minuto che uccide qualsiasi cognizione stessa di "colpo di scena", ma d'altronde pure questo è nello stesso codice narrativo delle serie TV di adesso. Sempre più simili ad una soap con tutte le beghe di famiglia cronometrate ogni 10 minuti di episodio, e a cui un vero appassionato di polizieschi non vedo come si possa davvero interessare.

Per non parlare poi di quelle della mezza squilibrata e sciaquetta della sorella(che già era antipatica da adulta e interpretata dalla "picassiana" figlia di TotòJennifer Carpenter) adolescente di Dexter al college, tra partite di pallavolo e domanda di ammissione all'università, volgarità assortite sempre in cerca di infoiarsi con qualche giovanotto, ecc., Brutte anche le parti ambientate nel 1973 in fotografia supercaramellosa e satura per denotare lo stacco di ambientazione d'epoca, e con l'informatrice tettona bbona dell'antidroga(siamo pur sempre a Miami),  che ha una relazione con Christian Slater(il quale notoriamente assomiglia moltissimo, a James Remar)giovane poliziotto dai capelli nerissimi e zazzera basettona.

E non ancora, dopo avvenimenti letteralmente incredibili che lo faranno diventare padre adottivo dei due figli della bonazza tra cui Dexter(Patrick Gibson quasi perennemente con il sorriso obliquo e lo sguardo fisso, clone di Michael C. Hall versione giovanile, che per inciso fuori dalla serie e nel cinema non è praticamente mai stato nessuno), investigatore della omicidi come lo conosceremo nell'ambientazione del 1991 da padre di Dexter ormai ventenne, e laureando tirocinante della scientifica, nello stesso dpt di polizia.

Sempre molto bella Miami, da vedere soltanto per questo e per i completisti come il sottoscritto, delle ambientazioni in questa splendida città e Contea, come d'altronde già fu per la quantomai spesso irritante serie originale 2006-2013, di derivazione già liminare del filone di successo dei serial killer praticamente creato da Thomas Harris(la "sua" Miami quasi sempre presente nelle storie)e Michael Mann-Jonathan Demme, tra anni ottanta e primi novanta.

Ma a ogni angolo che si intravede e nel quale è già passata e non si può non sentirne l'echeggiare, la splendida "Miami Vice" 1984-1989, non può non acuirsi una fitta al cuore e la nostalgia per ben altri moduli narrativi, e capacità di fare altri modelli televisivi inarrivabili per cuore dei personaggi, senso epico, per questo tipo di serie "vedi, consuma, profila, getta, non ricordare".[...]

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