1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie
Tralasciando le inesattezze storiche e le "licenze poetiche", forse necessarie, ma che suggeriscono l'inopportunità di proporre la serie alle scolaresche, è sul piano puramente estetico che l'operazione non convince:il grottesco è difficile da gestire, il rischio di cadere nella parodia è sempre dietro l'angolo ( in tal senso, molte scelte attoriali sono disastrose) e se l'espressionismo può risultare potente ed efficace anche quando è, come in questo caso, visivamente grossolano, se ci si fa prendere la mano si cade nel ridicolo involontario (vedi il trono esageratamente grande per enfatizzare la bassa startura del re ) o nella faciloneria (vedi il modo di rappresentazione della violenza squadrista, con quel ricorrere ad una volgare enfasi spettacolarizzante).
Sul piano narrativo, Wrigth inciampa in una incongruenza di fondo, nel momento in cui il Mussolini che rompe la quarta parete lo fa per svelare le sue mire e le sue ipocrisie. Il punto è che le svela a noi pubblico-popolo: mente a tutti (amici, familiari, adepti) tranne che allo spettatore, quando invece, nella realtà dei fatti, se ha sistematicamente mentito a qualcuno, questo è stato il popolo italiano.
Infine, deludentissimo l'altrimenti ottimo Marinelli, che avrà pure seguito le indicazioni del regista nel costruire il personaggio, ma sulle cui spalle ricade interamente la responsabilità di non aver saputo coniugare violenza, rozzezza e carisma. Il suo Mussolini oscilla tra il ridicolo (con quel fastidiosissimo ed esasperato scimmiottare la gestualità del duce) e il repulsivo, il repellente, senza che mai neanche si intraveda l'uomo che ha sedotto un intero Paese. Ed è del tutto fuori luogo "regalare" al personaggio le infantili fragilità che traspaiono nel rapporto amoroso con la Sarfatti o i rimorsi di coscienza per l'omicidio Matteotti: in questo modo si offende non solo la memoria storica, ma quella dei superstiti e delle vittime.
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