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La mafia uccide solo d'estate

2 stagioni - 24 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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Andreotti_Ciro

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La recensione su La mafia uccide solo d'estate

di Andreotti_Ciro
8 stelle

Serie di 24 episodi che prende il via da un’idea di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, che dopo aver dato vita al film omonimo del quale era stato regista, ideatore e protagonista, riesuma ancora una volta il cognome Giammarresi, a lui tanto caro, per narrare le vicende umane di una famiglia della Palermo degli anni ‘70 che si trova a dover coesistere come tutti con la mafia e i suoi protagonisti, ma anche con le istituzioni che hanno cercato di combatterla.

 

Pif questa volta offre alla serie solamente la propria presenza eterea, trasformandosi nella voce fuori campo di Salvatore che, una volta adulto, narra quel che accadeva all’epoca della sua infanzia, ovvero le vicende della sua famiglia che, fra mille difficoltà, economico, morali, si muoveva nella Sicilia dei ‘70. Cedendo invece il ruolo di regista all’Alessandrino Luca Ribuoli, ampiamente avvezzo al mezzo TV, grazie alla direzione di numerosi episodi di altri prodotti quali Distretto di Polizia, Call My Agent e Don Matteo e capace di portare a termine un compito non semplice; costruire un prodotto efficace ma anche diverso rispetto al film del 2013, riuscendo a catturare l’attenzione del pubblico forse anche più del film omonimo, perché la serie è sì giocata sui medesimi temi (civili), ma grazie ai ventiquattro episodi ha anche numerose linee narrative esplorabili ed è quindi capace di soffermarsi maggiormente sulla vita di persone comuni, impersonate da un gruppo di attori capaci nel calarsi in maniera a volte comica, a volte tragica in un mondo visto come diviso fra la rettitudine di alcuni e il desiderio di arrangiarsi di altri. E saranno proprio tutte le sfumature di questa divisione, unite alle vicende personali di ciascun protagonista, che ne confermeranno e demarcheranno tutto l’arco narrativo.

 

Menzioni per tutti i membri del cast: da Edoardo Buscetta nel ruolo dell’undicenne Salvatore, a Claudio Gioè, in quello di suo padre Lorenzo, fino ad Anna Foglietta nella parte della moglie di Lorenzo: Pia, per finire con Francesco Scianna, nel ruolo di Massimo, fratello di Pia o Nino Frassica in quello di un frate molto vicino al mondo delle cosche.

 

Unico peccato un finale improvviso che ha lasciato proprio parte di quelle numerose linee narrative ancora aperte e che per ammissione dello stesso Pif avrebbero dovute essere approfondite con nuovi episodi. Ciò nonostante prodotto di grande spessore sia narrativo, sia civile e serie televisiva che nel corso della sua visione sa far sorridere e riflettere con un retrogusto purtroppo inevitabilmente agrodolce.

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