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Titoli assenti dal data- base : SUPERBALL
di (spopola) 1726792 ultimo aggiornamento
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Titoli assenti dal data- base : SUPERBALL

Il titolo (“The ring” in originale) è ovviamente assente dal data-base di Film tv, ma non c’è da meravigliarsi, visto che si tratta di una pellicola che non è mai transitata sui canali televisivi per i suoi contenuti “eroticamente espliciti” e spiazzanti e che anche in sala, quando fu presentato nel 1978, non ebbe molta risonanza né incassi indicativamente confortanti. Del resto, visto che la pellicola fu girata nei primi anni ’70, la pellicola aveva già faticato molto per arrivare sui nostri schermi e la distribuzione fu possibile accettando “pensanti compromessi accomodativi” per riportare il tutto “nell’ambito della decenza” come si era soliti dire, tagliando e “nascondendo” per arrivare così a una versione parzialmente infedele e fortemente edulcorata rispetto all’originale. Del suo regista (Charles Edward, forse un po’ grossolano, ma sicuramente talentoso, se il ricordo non è fallace) se ne sono perse le tracce (o almeno io non sono riuscito a trovare alcuna notizia in merito sia per quanto riguarda il “prima” e il “dopo” di questa singolare operazione). Del film poi (e questo conferma la scarsa risonanza e il marginale impatto anche sull’immaginario dell’epoca) non c’è traccia né sul Mereghetti, né sul Morandini. L’unico riferimento “certo” l’ho trovato sul Farinotti (che fra le tante incongruenze deficitarie almeno un merito ce l’ha per giustificarne l’esistenza, quello di essere la guida certamente meno significativa per indirizzare criticamente, ma sicuramente la più completa per il numero di titoli presenti). Comunque anche lui lo liquida sbrigativamente con due stellette limitandosi (come al solito) a riportare una semplice traccia della storia che con molto pressappochismo sintetizza così: “Un regista senza lavoro accetta di girare una pellicola pornografica. Sua moglie si fa coinvolgere dall’atmosfera del set e lui, sconvolto, abbandona la troupe e si dedica a un film di sua ideazione, imperniato su una donna sposata che viene assassinata col suo amante”. Manca completamente quindi un decente supporto di “conoscenza valutativa” oggettivamente ragionata e l’idea che ne emerge rappresenta soltanto una pallida eco di ciò che in effetti il regista ha fatto e ha cercato di trasmettere. Probabilmente io sono uno dei pochi che avendo avuto la fortuna di vedere il film, ha mantenuto vivo il ricordo, e anche la voglia di “rivederlo” (due pensieri che sono ritornati perentoriamente alla mente proprio in occasione dell’uscita sui nostri schermi di “Shortbus” non perché ci fossero analogie dirette , ma perché entrambe le pellicole a mio avviso avevano il pregio di utilizzare anche se in maniera differente, la rappresentazione del sesso esplicito, per portare avanti un discorso più ampio sulla società e sui coinvolgimenti emotivi dei rapporti interpersonali). La memoria è spesso labile però ed ho dovuto faticare molto per far emergere con esattezza persino il titolo, vista la mancanza di adeguate fonti di controllo e di verifica… ma alla fine sia pure con notevole sforzo, l’impresa è stata felicemente portata a termine. Ovviamente se mi rimane l’immagine di un film pungente, assolutamente fuori dai canoni correnti e molto personale, sia pure realizzato con uno stile piuttosto sbrigativo e bisognoso di evidenti affinamenti, il tempo trascorso è eccessivo perché possa azzardare di riferire impressioni critiche personali che lo rappresentino con adeguata attendibilità. Preferisco quindi affidarmi alle parole di un recensore blasonato eal di fuori di ogni sospetto come Tullio Kezich, uno dei pochi che, a quanto mi consta, aveva avvertito la necessità di parlarne quando fu programmato in sala: “A Hollywood, nei primi anni ’70, Steve, laureato in cinema, batte inutilmente alle porte della Paramount, della Columbia e di altri stabilimenti in crisi. Attraverso un annuncio su “Variety” trova finalmente un produttore marpione che gli offre di fare film pornografici. Per il protagonista l’impatto col mondo degradato della prostituzione in 16 millimetri è abbastanza traumatizzante; ma il momento critico avviene quando il produttore, impadronitosi di un soggetto del regista, ne vorrebbe trarre un film alla sua maniera . Steve punta i piedi, tenta di mandare tutto all’aria e subisce persino una feroce bastonatura. Passata la nausea per il cinema, lo vedremo girare una specie di ‘Billy Lack’ in chiave di sesso e violenza (CHE RAPPRESNTA LA SINTESI DEL DISCORSO). Tra ironia e compiacimento, Superball è uno strano film che accoppia al più spregiudicato hard core (FORTEMENTE EDULCORATO NELL’EDIZIONE ITALIANA) un certo genere di riflessioni su se stesso. La raffigurazione del mondo dei porno-film, squallida come un referto, non ignora la lezione di Warhol; e l’ambiente della Mecca del cinema sembra proprio la versione degradata di un romanzo di West o di Fitzgerald. Lo sconcertante risultato è quello di un film grossolano ma neurotonico con una tesi sottile a favore del porno. Infatti il talento di Steve appare inquinato fin dal suo saggio universitario da una vena di morbosità, che trova lo sbocco nel film ‘normale’ girato alla fine. Se tutto il cinema d’oggi è un’espressione malata, sembra voler affermare il regista con Superball, il porno ne rappresenta l’ambito in cui si dice pane al pane senza ammantarsi dietro falsi intellettualismi”. Non vi sentite anche voi stimolati da questo excursus?. Io (confesso e ripeto) ambirei davvero di poter avere l’occasione per rivederlo adesso, col disincantato sguardo della contemporaneità e chissà che impressione ne riporterei… ma immagino che il mio sia davvero solo un pio desiderio che difficilmente potrà trovare pratica attuazione. A meno che… (RARO film… sei in ascolto?).

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