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Dracula di Bram Stoker

Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film

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La recensione su Dracula di Bram Stoker

di steno79
7 stelle

Il cinema di Francis Ford Coppola è stato genio, ma anche sregolatezza, stravaganza, talvolta al limite del gratuito, pur all'interno di una volontà di sperimentare le possibilità del mezzo cinematografico che attraversa tutta la sua opera e ce lo rende particolarmente caro.

"Dracula di Bram Stoker" è stato, come il recentissimo "Megalopolis", un film che si è voluto nutrire fin dal suo concepimento all'insegna degli eccessi e delle contraddizioni; la volontà di distinguersi dai tantissimi adattamenti anche infedeli del romanzo lo ha spinto ad adottare il nome dello scrittore nel titolo, ma questa supposta fedeltà genera qualche dubbio, perché vi sono numerose licenze poetiche, dalla scena del conte e di Mina al cinema al sottofondo western del finale, che sono suggestioni che appartengono completamente all'autore. Coppola cerca di proporre una versione Larger than life di Dracula e del suo amore per la moglie suicida che si ripropone secoli dopo per l'affascinante Mina Harker, che risulta una reincarnazione di lei, e se la volontà di tornare alla fonte primaria di questa storia e l'assillo stilistico di innovazione formale possono stupire positivamente lo spettatore, dopo un po' ci si scontra con la dismisura barocca di una regia e di un impianto figurativo e scenico che tende ad enfatizzare un po' troppo le emozioni, tende a strafare senza preoccuparsi né della verosimiglianza di certi dettagli né del cattivo gusto risultante dalle esagerazioni, nonché dagli elementi spuri ed ibridi inseriti nel make-up e nell'apparato decorativo.

Il film risulta inevitabilmente discontinuo, con pagine ammalianti per l'occhio e non solo, dove Coppola mette a frutto l'equazione fra vampiro e voyeur nello spettatore dei primissimi film che anticipa di circa un secolo quello che assiste al suo spettacolo, dove però, come abbiamo accennato in precedenza, non tutte le intuizioni di regia funzionano e alcuni personaggi risultano inutilmente sopra le righe, soprattutto la Lucy che muore nell'amplesso col mostro, ma lo stesso Dracula è soggetto a un numero eccessivo di trasformazioni animalesche e abiti stravaganti. All'epoca fu accolto da un notevole successo popolare ma spaccò la critica in due fronti opposti, con i detrattori probabilmente in maggioranza, e si direbbe che agli eccessi coppoliani si sia recentemente rifatto l'Eggers del Nosferatu più recente, piuttosto che all'ammirevole rigore dell'Herzog della versione del 1979, che resta forse il migliore adattamento del romanzo di Stoker. Nel reparto attoriale Gary Oldman conferisce il massimo delle sue possibilità espressive al suo Dracula, anche se le stravaganze camp ne limitano l'impatto, ma anche Winona Ryder è davvero preziosa nel modulare i sentimenti contrastati di Mina, mentre Keanu Reeves è stato universalmente sbeffeggiato e Anthony Hopkins interpreta il suo Van Helsing con una foga degna di migliore occasione, insieme a un Tom Waits improbabilissimo e un po' comico, forse volutamente, come Renfield.

Nel complesso il Dracula di Coppola è un brillante pastiche ma rientra fra le sue opere un po' confuse e traballanti, e forse gli avrebbe giovato una cifra stilistica più convinta nell'horror puro e in un gotico più genuino, meno manierato. Pur essendo soltanto un mezzo successo, appare comunque un tassello insostituibile sia della sua opera filmica, sia della nutrita schiera di pellicole sul Conte Dracula, qui centrato in un'ottica storica che era sempre stata trascurata in precedenza. Voto 7/10

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