Regia di George Englund vedi scheda film
Veramente molto buona interpretazione di Stuart Whitman, ancora non diventato uno dei più prolifici e ricchi attori al mondo di b-movies e film di ogni genere in ogni angolo di tutti i continenti, che replica la parte di pazzo forse che si/forse che no e qui in fuga dal manicomio, a cui aveva dato una eccellente prova in "Elettroshock"(Shock Treatment)(1964) di Denis Sanders. Lo stresso periodo di questa produzione anglo-americana realizzata da George Englund, e dalla teatrale, in pratica unica ambientazione nelle stanze e grande salotto di una suggestiva casa di campagna tipicamente inglese, con annesso mulino e ruota nel torrente accanto, che pare quella di millanta altre produzioni cine-tv, fino a quella recente di "Oddity".
Abitata dalla biondissima moglie Joanne Woodward ancora "bella bistecca", sola per la notte e in attesa del marito ma che forse non potrà mai tornare davvero a casa, e scopriremo ovviamente soltanto alla fine il perché.
Proprio il finale è troppo forzato, e ancora debitore di un cinema nel quale più che successivamente bisognava mandare a casa gli spettatori con inculcata l'idea che alla fine, il crimine e il delitto non pagano. Facendolo apparire più datato di quanto l'intrigo e la buona regia non meritino, supportata eccellentemente dalla fotografia in b/n di un grande come Paul C. Vogel, dal tempo del muto nella MgM.
Il cattivo e perdipiù precorrendo i tempi psichiatra, è l'irlandese Edward Mulhare dal bel lignaggio cinematografico inglese e poi televisivo in America, si proprio lui il signorile Devon Miles di "Supercar", negli anni ottanta.
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