Regia di Joe D'Amato vedi scheda film
Un bolso uomo d’affari di mezza età porta la giovane e piacente mogliettina in luna di miele alle Filippine. Qui le fa conoscere un aitante imprenditore della seta, coetaneo di lei, che in men che non si dica se la ingroppa. Non che al marito questo dispiaccia, anzi: osserva il tutto con grande interesse grazie a un sistema di telecamere installato all’uopo.
Ci troviamo nei territori favoriti del Joe D’Amato di quegli anni: l’estremo oriente, i tradimenti extraconiugali e il voyeurismo, insomma esotismo + erotismo. Elementi minimali, ma sufficienti per confezionare in maniera dignitosa una pellicola che di dignitoso nella trama ha pochetto e vede in scena una serie di interpreti piuttosto limitati: inutile rimarcare quanto sia stato sprecato in questo genere di sottoproduzioni (per non parlare del porno vero e proprio) il buon talento di D’Amato/Massaccesi. Il quale, come d’abitudine, si occupa qui anche della fotografia (con lo pseudonimo Federico Slonisko) e della sceneggiatura (accreditata a tale Dan Chang, totale sconosciuto: al 99% è proprio il regista), ma probabilmente figura anche in veste di produttore esecutivo se si considera che in quel ruolo compare Tony Bennett: mai sentito né prima, né dopo, in tutta la sua carriera lavora soltanto a 4 pellicole di D’Amato tra il 1994 e il 1995. Dubbi amletici siffatti a parte, La casa del piacere non ha di originale nulla, neppure il titolo; la storia procede stanca verso la più ovvia delle risoluzioni, tra dialoghi scritti sovrappensiero e situazioni palesemente pretestuose, alla ricerca della maniera più rapida per far transitare la trama da una scena di accoppiamento (soft, cioè niente penetrazione o sesso esplicito) all’altra. Protagonisti: Irina Kramer (nella sua unica esperienza sul set), Nick Nicholson (sembra un brutto pseudonimo, eppure non lo è), Marco S. Gonsalvez. Si è visto di peggio, ma direi che ci si può anche accontentare così. 2/10.
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