Regia di Marcello Siena vedi scheda film
Una ricostruzione della vita di don Luigi Orione, allievo di don Bosco che dedicò la sua intera esistenza agli ultimi con opere di carità e istituzione di collegi tra l’Italia e il Sudamerica.
Perché c’è Enrico Maria Salerno come protagonista e perché il copione è firmato da Ermanno Olmi: ecco le uniche due ragioni che potrebbero sensatamente spingere uno spettatore odierno ad andare a recuperare questa pellicola. Qualcosa di don Orione (don Luigi Orione, 1872-1940) è una scolastica illustrazione delle opere terrene realizzate dal sacerdote, allievo di don Bosco, che tra le tante cose fondò a Milano il piccolo Cottolengo, struttura adibita all’accoglienza di disabili e orfani; nell’arco di mezzo secolo di attività nel campo della carità e della solidarietà, d’altronde, il Nostro si distinse per innumerevoli iniziative a fin di bene destinate agli ultimi della società, così in Italia come all’estero, specie in Sudamerica. Non c’è molto altro da dire – non che sia poco, si capisce, ma cinematograficamente la storia vacilla un minimo – sulla vita di don Orione e questo film, in effetti, fa tutto ciò che può per renderla il più accattivante possibile; la presenza del citato Salerno come interprete principale concede un ulteriore tocco di appeal, ma non è ovviamente sufficiente per salvare la nave dal naufragio. Marcello Siena è alla sua prima regia e non sorprende che sarà anche l’ultima: viene forte il dubbio che Olmi non si sia potuto o voluto occupare della sua stessa sceneggiatura e ne abbia in qualche modo delegato la realizzazione a Siena; in produzione compare anche la Rai, due ore di durata (percepite almeno il doppio). 3,5/10.
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