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Land of Mine - Sotto la sabbia

Regia di Martin Zandvliet vedi scheda film

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La recensione su Land of Mine - Sotto la sabbia

di amandagriss
8 stelle

 

Il morto che cammina

 

Camminare vuol dire muoversi; è un gesto spontaneo, un’azione che avviene in automatico.

Significa calpestare il suolo, poggiare ripetutamente, uno dopo l’altro, i piedi su una superficie che può essere piana, irta o scoscesa, ruvida o scivolosa.

Una strada, un prato, un bosco, una distesa di sabbia, nel deserto come in riva al mare.

Camminare e non badarci. È così che succede.

A volte, però, è necessario fare bene attenzione a dove mettere i piedi.

A dove posare il proprio passo e quello ancora successivo.

Una questione di millimetri e si rischia di perdere la vita.

Oppure, nel migliore o nel peggiore dei casi -è una questione di punti di vista-, si resta gravemente mutilati: gambe, braccia, insieme o separate, e/o altre parti del corpo saltano via in un colpo solo se, semplicemente camminando, si finisce per poggiare il proprio peso in un punto ‘sbagliato’ della strada, del prato, del bosco o della distesa di sabbia.

 

Per il loro essere collocate sottoterra a pochi centimetri da una qualsiasi superficie calpestabile e per ‘la loro capacità di starsene nascoste in silenzio nell’attesa di deflagrare’, le mine -ordigni esplosivi a raggio limitato- rappresentano una pratica di distruzione abominevole, tra le peggiori atrocità escogitate che un uomo possa infliggere ad un altro uomo.

Sono un’arma subdola perché invisibile ad occhio nudo, sono una trappola impietosa e definitiva, un modo vigliacco, profondamente crudele e sicuro di finire e vincere sul 'nemico, perché (quasi) mai falliscono, perché evitano le incognite dello scontro diretto.

Perché per andare a segno sfruttano un gesto naturale come il camminare, che spesso e volentieri si dimentica di adottare un prudente livello di guardia. Così, chiunque vi finisca sopra, ci arriva da solo, senza accorgersene, con le proprie stesse gambe. Nessuno vi viene condotto di peso.

Una sorta di suicidio indotto.

Le mine sono un meccanismo efficace, resistente nel tempo. La loro aspettativa di vita supera quella delle guerre in cui vengono impiegate.

E si rivelano assolutamente democratiche nell’assolvere al compito di fare pulizia alla radice, nell’immediato presente come in un eventuale futuro prossimo venturo.

 

In tutti i conflitti armati, quelli del passato e del nostro presente, le mine continuano a mietere vittime, tra soldati e civili, indistintamente.

 

Land of mine - Sotto la sabbia narra di un episodio tanto poco noto quanto terribile avvenuto sul finire della seconda guerra mondiale: lo sminamento della costa danese da parte di soldati prigionieri tedeschi, perlopiù ragazzini, che le infami illogiche ragioni dettate dalla guerra sradicarono dalle loro vite appena germogliate, costringendoli a vestire una divisa, imbracciare un fucile e combattere.

Facendo di essi carne da macello, destinandoli ad una fine orribile. 

Tra i tanti, un gruppo di giovinetti venne utilizzato per ripulire una grossa fetta di litorale, luogo ventoso, selvaggio, incontaminato, magnifico se vissuto in ben altre condizioni.

Per loro, un inferno in paradiso, dal quale pochi, pochissimi, ne vennero fuori. Ogni giorno, tutti i giorni della loro prigionìa a cielo aperto, li trascorsero in quel cimitero di sabbia, stesi o a carponi, ad ingaggiare uno strenuo, delicatissimo testa a testa con la morte, postasi lì, in pianta stabile, impegnata senza sosta ad alitargli sul collo ancora imberbe.

 

Il film narra i fatti adottando uno sguardo lucido e realistico, teso a prediligere la crudezza essenziale degli accadimenti, spesso insostenibile, dribblando con successo la stucchevole retorica sentimentalistica perennemente in agguato.

Si mantiene rigoroso e asciutto per tutto il tempo, ma la ragionata secchezza dello stile non diviene un deterrente per l’umana compassione e tantomeno impedisce alla carica empatica di fare il suo dirompente ingresso in scena. In questo modo la pellicola non si raffredda, permettendo la compenetrazione emotiva da parte dello spettatore, letteralmente incastrato nella storia, attraversato/torturato da una tensione che gli mozza il respiro e che raramente gli concede tregua.

Tensione che, in verità, dovrebbe scemare dato che il film è sfacciatamente prevedibile.

Ogni svolta drammatica ed ogni episodio di morte ivi presenti possono, infatti, essere calcolati con largo anticipo e con precisione infinitesimale.

Perché mai, allora, l’atmosfera così tesa da essere tagliata con un coltello continua a mantenersi alta e difficilmente gestibile?

Proprio quello che potrebbe apparire il difetto maggiore dell’opera di Martin Zandvliet si rivela, inaspettatamente, il suo punto di forza, la sua ragione d’essere e la sua capacità di rimanere imbrigliata negli occhi e nella mente dello spettatore ben oltre la visione.

Perché Land of mine ci sbatte in faccia la verità: la sicurezza della morte.

Ogni istante che i ragazzi passano a maneggiar esplosivi è l’istante ideale per lasciarci la pelle. Sappiamo che moriranno, lo abbiamo sempre saputo, fin dall’inizio, non ci resta che guardarli in azione e aspettare, impotenti, che arrivi, ineluttabile, il momento estremo.

Anche se, quando accade, ci sorprendiamo lo stesso impreparati.

Tuttavia, la crudezza dell’opera offre spazio a soluzioni visivamente meno sconvolgenti, dove la morte in atto è volutamente lasciata fuori quadro. Per rintracciare i corpi senza vita un istante dopo.

O non raggiungerli affatto, limitandosi, per esempio, a mostrarci da lontano l’esplosione.

Oppure, scegliendo d'intervenire sul sonoro azzerando il volume, così da neutralizzare il boato assordante (emotivamente devastante) della deflagrazione, come avviene in uno dei segmenti più toccanti e, anche per mezzo di tale accorgimento, più belli e poetici del film.

 

Land of mine ammutolisce.

Visione sofferta ma necessaria.

 

 

 

   

  

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Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. supadany
    di supadany

    Sì, decisamente ci vuole uno sforzo per affrontarlo, sempre se si ha in dote la sensibilità per questo non credo Antonella che qualcuno vedendolo smetterà di rischiare le mani a Capodanno!
    ;-)
    Sottolineo un tuo bel passaggio.
    "Le mine sono un meccanismo efficace, resistente nel tempo. La loro aspettativa di vita supera quella delle guerre in cui vengono impiegate."

    Invece secondo me non è poi così prevedibile, più che altro ti aspetti sempre che arrivi un'esplosione e non sempre arriva, ti mette sempre in guardia ed a volte ti lascia rigido sulla poltroncina per niente (per me un merito) un altro aspetto che mi è "piaciuto" (virgoletto, perchè è un merito del film non della vita) è la colpa generazionale, come in altre forme (economiche) oggi paghiamo le colpe di chi ha più anni, lì dei ragazzini sono stati presi di mira come se fossero Hitler e soci.
    Ed anche il finale da una speranza (forzata?), per me ci sta alla grande.
    Ciao!
    :)

  3. amandagriss
    di amandagriss

    @Cantagallo + Supadany, sicuramente è importante il fattore generazionale, questi erano solo dei ragazzini, di origine tedesca, parlavano di come era brava la loro madre a cucinare, del fatto di crearsi un avvenire; la loro giovane età gli impediva di pensare alla morte, vedevano naturalmente al futuro, quel futuro che per molti non c'è più stato. Vittime del periodo storico in cui sono nati, della follia della guerra e di 'chi' ha pensato di arruolarli nell'esercito. Il finale è quello giusto, un atto doveroso, profondamente umano, ho apprezzato che sia stato condotto senza enfasi e sdolcinatezze, nessun tempo dilatato impiegato per saluti baci e abbracci (all'americana). Bello!

    1. Utente rimosso (bufera)
      di Utente rimosso (bufera)

      Io dovevo vederlo assolutamente ma forse ormai a Roma non c'è più e da quello che ho visto nei trailer deve essere un grane film, di quelli che ci offrono la conoscenza tardiva di episodi tralasciati dalla storia , mace dovremmo vedere per omaggio se non altro...Brava Antonella , hai scritto al tuo solito, ma ancora di più un magnifico tributo, come ha detto Elena . e grazie anche a @supadany per il riferimento ai petardi della festa di Capodanno, dove anche lì sono spesso bambini e adolescenti a farne e spese! Un saluto a tutti !

  4. Gioccik
    di Gioccik

    Da quello che ho capito, fino ad ora ufficialmente questa storia non era mai stata resa pubblica, perlomeno dai mezzi di comunicazione di massa, quindi è grazie ad un film, questo film, che la cosa riemerge in tutta la sua crudezza e drammaticità. Come sempre la storia non è quella che è, ma quella che viene raccontata...sempre se viene raccontata. Un saluto

    1. amandagriss
      di amandagriss

      bisogna proprio dire che a volte il cinema è l'unico viatico per conoscere pezzi di storia o personaggi poco o per niente conosciuti. é chiaro che trasfigura la realtà, è comunque fiction, ma riesce più di un documentario o spesso un libro di storia ad arrivare al cuore della gente, a sprigionare quella compassione ed empatia necessarie per rimanere impresse nella nostra memoria, per arricchirci dentro. Un saluto a te e grazie :)

  5. champagne1
    di champagne1

    bel commento, che invoglia alla visione! grazie

    1. amandagriss
      di amandagriss

      grazie a te :)

  6. ezio
    di ezio

    gran bel commento amanda,visto il tema ,capisco la tua visione "sofferta"....spero di vederlo al piu' presto....ancora grazie.

    1. amandagriss
      di amandagriss

      :)

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