Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film
Il ritorno di Muccino al cinema non prometteva bene neppure con i trailer del film. Purtroppo il film conferma tutti i timori.
In "L'estate addosso" tutto sa di fasullo, non c'è niente che sembri venire dal cuore di chi l'ha scritto. Tutto è così palesemente studiato a tavolino per piacere al pubblico, che è vergognosamente irritante stare a guardarlo.
I quattro personaggi principali seguono in tutto e per tutto i più svalutati stereotipi cinematografici: c'è il ragazzino romano che parla molto meglio l'inglese della sua lingua madre, la bigotta adolescente nipote di un fascista che nel giro di due settimane si trasforma e diventa intellettualmente e fisicamente un'altra persona, c'è la coppia gay bellissima, intelligente, sveglia, che va a letto sempre col sorriso e che vive in un appartamento stupendo di San Francisco e con un cane ancora più bello di loro.
Muccino riesce a prendere quattro giovani attori piuttosto in gamba e a renderli incredibilmente innaturali in tutto. I dialoghi pacchiani della sceneggiatura non aiutano ("sei felice?", "...i centimentri di imperfezione...") e le situazioni neppure.
Tutto troppo perfetto, tutto troppo politically correct, Muccino fa sentire la sua presenza solo attraverso la banalità della sceneggiatura e sparisce dietro una regia anonima e dimenticabile.
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