Se si vede il materiale promozionale di "No Retreat, No Surrender", probabilmente si può pensare che si tratti di un'epopea di arti marziali sullo stesso livello dei film simili di Jean Claude Van Damme come "Bloodsport-senza esclusione di colpi" e "Kickboxer". Il suo volto è - di solito - ovunque nelle copertine per "attirare l'attenzione", assieme a bandiere e quinte sovietiche, per spettacolarizzare il tutto, ma che mai appaiono davvero nel film. Tuttavia, nonostante la sua comparsa nella prima scena, non si vedrà più "The Muscles From Brussels" fino allo scontro finale negli ultimi 15/20 minuti(la U.S. cut dura infatti più di dieci minuti meno di quella europea).
Invece, ci si trova di fronte a uno strano miscuglio di storie di arti marziali che potrebbe ad un certa essere qualsiasi cosa, dalla "commedia adolescenziale" al "dramma soprannaturale". A quanto pare, bande di criminali organizzati del racket vogliono impossessarsi di tutti i centri di karate d'America e costringere la famiglia del giovane protagonista a lasciare Los Angeles per trasferirsi a Seattle, dove il giovane prende lezioni dal fantasma-"Virgilio"(interpretato dal bravo clone coreano che già lo aveva interpretato in "Game of Death II"/L'Ultimo combattimento di Chen") di Bruce Lee per affrontare coloro che hanno fatto del male a suo padre istruttore maestro a cui JCVD gelido guardiaspalle dei mafiosi ha spezzato il ginocchio, costringendolo tutta la vita zoppo e con un bastone.
Il film salta da un genere all'altro. Inizia con un po' di violenza esplicita e poi si trasforma in una commedia slapstick stravagante a spese di un grassone bullo locale, stravaganza nella stravaganza poiché per una volta sola i ciccioni non sono i bullizzati della scuola, ma loro gli odiosi bulli e marzialisti. In effetti... se si dovesse usare una parola per riassumere "Kickboxers- Vendetta mortale/No Retreat, No Surrender", allora sarebbe "cliché". È praticamente un'ora e mezza con una lista intera di cliché cinematografici uno dopo l'altro. A volte è quasi come se cercasse di usare ogni singolo affascinante e piacevole cliché cinematografico degli anni Ottanta per creare una sorta di folle mostro cinematografico alla Frankenstein.
Se si è fan di JCVD, se ne può trarre piacere extra vedendolo in una delle sue prime apparizioni. Sì, ci sono alcune sequenze di arti marziali, ma che non costituiscono la maggior parte del film e sembrano quasi un ripensamento dalla "commedia drammatica romantica adolescenziale di formazione" dal montaggio un pò frammentario, la fotografia un pò così e la regia tipicamente hongkonghese di Corey Yuen l'anno prima del "classico" "Righting Wrongs". A volte un film può essere brutto, ma questo non significa che non sia piacevole. E se si ha il piacere colto di uno di quei film "così brutti da essere belli", allora questo è tra i migliori (o forse dovremmo dire i PEGGIORI?). È molto.
Splendida la ottantesca colonna sonora e le canzoni.
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