Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
"L'uovo del serpente" è stato riconosciuto dallo stesso Bergman un infortunio artistico: l'ambientazione nella Germania degli anni '20 è di maniera, gli omaggi al cinema espressionista girano a vuoto, la coppia di protagonisti Carradine-Ullman è poco convincente. La critica lo ha generalmente stroncato, con poche eccezioni (anche il critico del New York Times Vincent Canby ne parlò stavolta molto male): tuttavia, anche nelle opere minori dei veri maestri c'è sempre qualcosa che le salva dal naufragio completo. In questo caso, oltre alla puntuale fotografia di Sven Nykvist con scelte visive che richiamano le deformazioni prospettiche e la cupezza quasi horror di pellicole come "Il gabinetto del dottor Caligari", in qualche sequenza si ritrovano gli accenti intensi delle opere migliori, pur confusi fra troppe metafore e simbolismi e citazioni dei suoi lavori più famosi. Prodotto con un budget importante e dotato di una confezione di lusso, il film appare però piuttosto risaputo e non abbastanza convincente nella rievocazione del clima di sfiducia della Berlino pre-nazista e nella progressione della trama sui risvolti neri degli esperimenti del dottor Vergerus su cavie umane, anche se proprio questo "scienziato pazzo" rimane una delle poche figure di spicco, grazie anche alla notevole prestazione di Gert Froebe, sicuramente più memorabile di un Carradine che non si intese con Bergman e di una Ullmann incredibilmente al di sotto del suo standard.
voto 6/10
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