Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
VOTO 10/10 Taxi Driver è un film che ha segnato la storia del cinema, ma in passato lo avevo sempre un pò sottovalutato preferendogli Toro scatenato o Quei bravi ragazzi. Un'ulteriore visione mi ha però confermato definitivamente la sua grandezza. Si tratta di un "character study", lo studio di un personaggio alienato svolto con insolita penetrazione psicologica nell'ottima sceneggiatura di Paul Schrader, e affidato all'interpretazione virtuosistica di un grande Robert De Niro. E' un film estremamente rivelatore sugli umori e sul malessere dell'America degli anni Settanta, almeno quanto lo fu Nashville di Altman l'anno precedente. E' un'opera originale, cupa e visionaria, con scene di violenza che scioccarono il pubblico dell'epoca, soprattutto la sparatoria finale, ma che non risultano mai gratuite, e che obbediscono a una precisa etica dello sguardo cinematografico. L'incubo metropolitano di Scorsese si sviluppa con un ritmo implacabile, straordinariamente padroneggiato in tutte le componenti del linguaggio cinematografico (iperrealismo della fotografia, montaggio nervoso, funzionali movimenti della macchina da presa). Il contenuto della storia è crudo, forse anche sgradevole, poichè sembra che la violenza fascista sia l'unica risposta possibile al caos della realtà contemporanea, ma l'alta maestria della realizzazione lo rende un film necessario: una discesa all'inferno del Male dove si avvertono gli echi di autori esistenzialisti come Sartre e Camus, esplicitamente citati da Schrader, soprattutto per quanto riguarda i romanzi "La nausea" e "Lo straniero". Oltre all'interpretazione stratosferica di De Niro, indimenticabile quando parla a se stesso con la mitica battuta "Are you talkin' to me?, ottima e coraggiosa la prestazione di Jodie Foster come prostituta bambina, un onesto contributo professionale di Albert Brooks e dell'affascinante Cybill Shepherd e una magistrale, sinuosa colonna sonora di Bernard Herrmann (purtroppo fu il suo ultimo lavoro, di vago sapore hitchcockiano). Palma d'oro a Cannes assegnata da una giuria presieduta da Tennessee Williams e 4 nomination agli Oscar, ma clamorosamente battuto come miglior film da "Rocky". Qui lontano dai territori abituali del film sulla mafia, Scorsese dimostra una suprema abilità nella pittura di ambienti degradati di New York City, nel tratteggio di figure nevrotiche, nel rilievo sociologico che la vicenda di Travis finisce per assumere sotto il segno dell'alienazione, dello smarrimento della propria identità, della tentazione del ricorso alla violenza.
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