Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Amico diario, ho vissuto troppo a lungo in posti dove le pallottole  fischiavano vicino alle orecchie, e adesso che sono tornato non trovo  modo di darmi pace. Durante la notte vago solo per la città, invisibile agli occhi di tutti.  Di giorno vedo film di persone nude senza eccitarmi. Ventiquattro ore è  un periodo di tempo interminabile, mi servirebbe uno scopo, dovrei  finirla di creare circostanze solo per me stesso. La solitudine mi  perseguita: nelle strade affollate, nei bar, ovunque. Possiederei  volentieri uno di quei “yellow cab”,  mi piacerebbe girare per la città come un condottiero, tenere tra le  mani il volante nel bel mezzo del Bronx, di Brooklyn, di Harlem. Magari  scarrozzare i negri e qualche finocchio.
Le cornee sono offese dalle lampeggianti e attraenti luci notturne, l’anima coccolata dalle suadenti note di un sax inconfondibile,  il mio taxi carezzato da fumi che risalgono dall’asfalto, i fari  puntati sugli affascinanti locali strip-porno. Osservo chi mi sta  intorno e non vedo altro che puttane, papponi, ladri, politici arrivisti  e mogli troie. Faccio bagnare la carrozzeria dalla pioggia di questo  cielo così uguale a quello della giungla, e mi accorgo che l’auto e il  paesaggio sono ancora più lerci.
 
L’appartamento dove vivo è piccolo, degradato e spoglio; l’umidità si  infiltra nelle mura e trafigge le mie forze. Dovrei allenarmi di più.  Il fisico mingherlino e i muscoli sfibrati li nascondo sotto le camicie a  quadretti. Tagliarmi i capelli farà bene alla mia presa di coscienza,  adesso più coerente che mai. La mia anima di soldato è pulita,  e così deve essere il mondo che mi circonda. Qualcuno dovrà pur  capirmi. Quella bionda elegante e leggiadra, o quella ragazzina così  discinta, per esempio. Come ti chiami? Mi terresti compagnia? Gli ho  raccontato di me, della mia vita irregolare, dei dischi che non ho mai  ascoltato e dei film che non ho mai visto. Delle mie intenzioni  protettive.
Quante volte mi sono fermato. Quanto tempo ho trascorso osservando la  mia immagine riflessa allo specchio. E quante volte ho immaginato di  sparare. Uccidere quella persona così tremendamente costante, livellata,  immutabile quale sono. Un giorno vorrò “orgasmizzarmi” anch’io: fanculo  ai mal di testa e ai medicinali, alle soap-opera, alla televisione e ai  suoi programmi seducenti.
Un giorno qualcuno parlerà con me.
Un giorno fra tanti.
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