Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film
Intorno all’idea dell’egotrip, che ci si immagina sia roba di Philip K. Dick, si accumulano tutta una serie di altri elementi che poi trasformeranno il film in un ibrido molto diverso dalle tematiche care allo scrittore americano. L’egotrip ha qualcosa di lisergico, nel nome, nella possibilità di esistere in realtà espanse della nostra immaginazione e qualcosa di cinematografico, nel trasformare la memoria in un vissuto narrativo di cui essere protagonisti. Anche Cronenberg aveva accarezzato il progetto e di suo rimangono gli elementi mutanti dei corpi di alcuni abitanti di Marte, compreso Kuato. A Paul Verhoeven invece si deve una regia accurata ed elegante, creativa e funzionale, mentre Sharon Stone aggiunge brividi sensuali ed erotici alle immagini con la sua sola presenza. Il corpomacchina di Scharwzenegger, poi, sposta definitivamente il film nel territorio dell’action, con i suoi muscoli pronti a tutto, fra esplosioni, sparatorie e duelli fisici. Inoltre ci sono effetti visivi rimasti nell’immaginario collettivo: gli scheletri all’aeroporto, il travestimento da signora di Scharwzenegger quando cerca di passare il controllo della frontiera, il robot che guida il taxi, la donna con tre seni.
Anche le scenografie hanno un forte impatto visivo, le tonalità sanguigne di Marte, le strade e i locali del quartiere a luci rosse con i suoi strani e bizzarri avventori, gli enormi ventilatori, le scavatrici che traforano la terra. L’equilibrio che tiene insieme tutti questi elementi trasforma Total Recall in un esemplare prodotto di fantascienza, dove ci si muove gradualmente da temi più esistenziali e filosofici verso l’adrenalina dell’azione e dell’avventura, senza prendersi mai troppo sul serio, rimanendo così in costante bilico sul confine di quanto stiamo vedendo: sogno, allucinazione o realtà? Semplicemente cinema di grande intrattenimento.
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