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The Canal

Regia di Ivan Kavanagh vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Canal

di zombi
7 stelle

è molto più semplice ammantare di leggendaria mostruosità un atto immondo come l'omicidio. estremamente più difficile affrontare un fallimento e le successive conseguenze. più ci si "civilizza" e più difficile sembra essere umani

chi non vorrebbe vedere un fantasma?!?!?!?!?

david urla questo alla scolaresca vociante per farli star zitti, prima di visionare un filmato della fine dell'ottocento: "tenete presente che tutte le persone che vedrete in questo filmato, sono tutte morte", i ragazzini sgamati delusi da questa precisazione si accingono a vedere una cosa che forse nemmeno riescono a immaginare.

david lavora come archivista di video, è sposato con una donna bellissima e ha un bimbo molto sveglio e affettuoso.

il sogno della sua vita sembra avverarsi quando fanno il grande passo e comprano una enorme villa antica nei pressi di un canale.

solo che un giorno visionando il video di un crimine avvenuto un secolo prima si accorge che la casa dove vive, è stata la scena di un crimine efferatissimo.

la mente di questo giovane uomo comincia a vacillare e purtroppo non aiuta temere che la moglie possa avere una relazione clandestina con un suo avvenente collega.

il film è sufficientemente cupo e angosciante nella discesa negli inferi di david, da rendere interessante scoprire cosa succederà alla fine.

per un pò il regista e sceneggiatore riesce a far credere che qualcosa di spaventosso possa nascondersi tra le mura di quella vecchia villa.

la sparizione della moglie e il ritrovamento del suo cadavere nel canale, come cent'anni prima vi trovarono i cadaveri della famiglia che l'abitò, rompe definitivamente i margini già slabbrati della sanità mentale di david.

quello che noi ci raccontiamo sui fantasmi, che è il rancore, la ricerca di vendetta o giustizia o la dannazione che li condanna a vivere tra le mura del luogo dove il crimine inumano è stato commesso, è un riflesso di tutto ciò che un vivo non è in grado di affrontare, metabolizzare, organizzare , decifrare o superare nella vita terrena.

david è sempre più ossessionato dal viso dell'assassino e dai visi delle vittime, visti nelle foto d'archivio e nel video, che cerca di riprenderli con la telecamera. tutti coloro che gravitano intorno a lui, vengono sempre più confinati a margine, e coloro che si affannano disperatamente per fare in modo che non accada nulla di irrimediabile, vengono allontanati dallo stesso david in un gesto estremo di sanità mentale.

i fantasmi che lo cercano e lo inseguono fuori e dentro la casa, gli altri non riescono a vederli, a comnciare dal figlioletto billy che rimane quell'esilissimo filo che lo tiene attaccato ad una realtà che oramai scansa freneticamente.

ovviamente il poliziotto è convinto che sia stato lui ad ammazzare la moglie e lo bracca come un segugio bracca la volpe disperata.

ci sono tutti gli elementi per far capire che quell'espressione da cane bastonato che lo attanaglia, sia il risultato di un matrimonio sfiorito presto. mai come  qui la bellezza folgorante della moglie è così palesemente uno scoglio per loro e tra di loro.

ma david pare saperlo e incassarlo mestamente come una cosa che doveva essere così.

quello che verso la fine pare essere uno spiegone affrettato e mal  gestito, non è altro invece che un sapiente diversivo per un finale che sa essere crudele, diabolicamente devastante e (dis)umanamente capace di infierire e colpire chi si ama.

non  se ne esce!... la vigliacca incapacità di umanamente accettare una propria delusione o un possibile fallimento, si trasforma in una ectoplasmatica maligna banalità di arrecare il male.

bravi gli attori; rupert evans è uno stropicciato david che con accanita afflizione urla al mondo la sua richiesta di aiuto infantilmente ricamata di fiabesco orrore, e calum heath è billy il bravissimo interpreta che interpreta il suo dolicssimo bimbo.

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