Regia di Luc Besson vedi scheda film
Lucy (2014): locandina
Besson s'invola sulle ali dell'action fantasy con mezz'ora di film di gran classe e sicuro acchiappo.
In contemporanea ad una conferenza - dove l'eterno Morgan Freeman ci espone la teoria (reale) della storia dell'uomo, illustrando come il nostro cervello sia utilizzato di media al 10 % con punte massime del 20, esponendo le eventuali e fantastiche facoltà potenziali di quell'ottanta percento inesplorato -
assistiamo all'odissea di una povera crista costretta a improvvisarsi corriere della droga, in questo caso una potentissima combinazione sintetica, sistemata nel pancino della stralunata e spaventatissima Scarlett Johansson.
L'accidentale rottura del “prezioso” plico all'interno della nostra predestinata provoca una serie di reazioni psico/fisiche che incrementeranno le potenzialità cerebrali di Scarlett dal suo anonimo cinque/sei per cento fino a vette che vedremo svilupparsi in un crescendo pirotecnico ad alto tasso di effetti speciali (e non).
E qua evolvono anche i problemi.
Lucy (2014): Scarlett Johansson
Finché Luc produce cinema col suo cervello al dieci/dodici per cento, le suona di santa ragione a tutti, ed infatti assistiamo a un incipit coi fiocchi che avvinghia alla poltrona, thriller ben congegnato, inserzioni evoluzionistiche alla Resnais, metafore, parallelismi tra predatori umani e animali ad alto impatto scenografico, inserzioni e citazioni ben calibrate, dialoghi serrati, giuste facce e tensioni tangibili, oltre a rimandi tarantiniani di pregevole fattura.
Poi c'è il salto della protagonista (piccole nikite crescono) oltre il fatidico 20 per cento delle massime attitudini intellettuali umane, e i suoi killbilleggi ammantati di poteri ultracervellotici che le permettono di manipolare uomini e oggetti diventano, con l'aumento di percentuale raggiunta, quasi patetici, visto l'utilizzo elementare, scombiccherato e sciocchino che ne fa (“fermami quelli la fuori” chiede al poliziotto trasecolato che l'accompagna - ma fermateli da sola no?! -).
Il problema è che chi pretende di illustrare questa escalation verso il 100 per cento dell'utilizzo del nostro caro cervello, lo macina e lo interpreta (sia chiaro, come anche noi che assistiamo assisi e sbigottiti) con quel suo appena dieci per cento o poco più, avvitandosi attorno a una serie di cialtronerie filmiche e di arzigogoli new age che, di epico, provocano solo imbarazzo.
La stessa Scarlett, efficace e credibile nella sua iniziale e accidentale evolution passa da un espressivo visetto molto in parte (bellissimo il dialogo al telefono con la madre dove le illustra i suoi progressi, l'illuminazione e la potenza che le sta fermentando in testa) ad un faccino stampato delle serie “ho visto la madonna”, che non le si scollerà più fino al the end.
Lucy (2014): Scarlett Johansson
Insomma siamo mille miglia lontano dal mitico Limitless, dove sogni, potenzialità e genio, imperversano alla grande lasciandoci attoniti.
Oddio, pure Besson, a suo modo, ci lascia attoniti.
La sua teoria finale, abbeverata di visionarietà rubacchiate qua e là (Kubrick saccheggiato a ripetizione) è che il Tempo regoli il Tutto.
E infatti ci trasmette tangibile rammarico per queste due orette perse.
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