Regia di Frank Capra vedi scheda film
Disperata per aver perso il lavoro, una giornalista scrive a un quotidiano una lettera firmandola con il nome "John Doe". Nella lettera viene descritta la vicenda di un disoccupato che, per attirare su di lui l'attenzione di un mondo insensibile, minaccia di suicidarsi la notte di Natale gettandosi da un altissimo edificio. La storia ha un successo enorme, e genera un interesse tale da originare un grosso movimento di opinione. Per dare un volto al suo eroe, Ann e il direttore del giornale scelgono John Willoughby, un ex campione di baseball finito a vivere in un favelas, per impersonare John Doe. Il nuovo John Doe comincia a parlare alla radio e si trasforma in un simbolo di protesta, ma il suo successo viene strumentalizzato dal magnate Norton che intende utilizzare il movimento per fondare il proprio partito. Willoughby si rende conto di essere solo un burattino nelle mani di una politica, Willoughby si rende conto di essere solo una pedina in un gioco politico, un "fantoccio" utilizzato a sua insaputa. Sentendosi tradito e manipolato, Willoughby annuncia il suo suicidio tramite una lettera falsa, che viene pubblicata dal giornale. Tuttavia, la notte di Natale, il gesto viene fermato dalla stessa Ann e da un gruppo di sostenitori, che lo convincono a non cedere e a continuare la sua battaglia ideale. La scena finale l'ho trovata davvero molto bella, dove il protagonista tiene un discorso piuttosto appassionato sotto la pioggia.
Frank Capra con questo film fa una severa critica al potere dei mezzi di comunicazione, e alla loro capacità di creare e manipolare l'opinione pubblica, trasformando le persone in simboli. "Arriva John Doe" esprime il sincero populismo di Capra, analizzando l'integrità della democrazia americana in un'epoca di minacce alla libertà e all'individualità. Il film denuncia anche l'uso della propaganda, sia da parte dei mass media che da parte di gruppi che aspirano al potere. Viene mostrata la trasformazione di un personaggio da "eroe" fittizio a leader di un movimento popolare e la sua lotta per mantenere l'integrità di fronte alla manipolazione politica.
Capra riesce a mescolare commedia e dramma, creando un film che è sia divertente che profondamente serio. La sua regia è realista ed edificante, nell'affrontare i temi come il potere dei media e la fragilità del popolo. La scena iniziale, ad esempio, è particolare per la sua vivacità e per come riesce a caratterizzare i personaggi e il contesto in poco tempo. Alcune scene della prima parte del film però sono un po' troppo lunghe. Barbara Stanwyck è perfetta nel ruolo di una giornalista che deve fare i conti con il suo opportunismo e la sua carriera. La performance di Gary Cooper è forte e carismatica, adattattissima al ruolo di "John Doe". I personaggi di supporto vengono descritti come ben caratterizzati, cosa che contribuisce all'impatto emotivo del film.
Nel complesso l'ho trovato un buon film, ma non il migliore di Capra, almeno tra quelli che ho visto. Ottimo per la sua potente critica alla stampa e ai media, per la sua storia toccante che mescola satira e dramma, e per il suo messaggio edificante su un ideale di bene in una società cinica. Sinceramente l'ho trovato un po' troppo lungo.
Arriva John Doe (1941): Gary Cooper
Arriva John Doe (1941): Edward Arnold, Barbara Stanwyck, James Gleason
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