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Hitchcock

Regia di Sacha Gervasi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Hitchcock

di Dany9007
7 stelle

Presentando un Hitchcock all’apice del successo e del riconoscimento di pubblico e critica (che comunque all’epoca continuava a vederlo come un maestro della suspense ma non un regista di soggetti di spessore), assistiamo alla creazione del suo film più celebre: Psyco (senza l’ “h” nella vesione italiana del 1960). Abbandonando quindi intrighi a base di spie o agenti segreti, lasciando da parte omicidi orchestrati come opere d’arte o clamorose circostanze che portano il protagonista in un labirinto giudiziario, Hitch si cimenta in un film a basso budget e ben più scabroso. Il soggetto è talmente inquietante per l’epoca, e soprattutto secondo i canoni della bigotta censura ancora legata al codice Hays, che la Paramount non se la sente di produrre il film, la quale vedrebbe invece di buon occhio la realizzazione di un film secondo i canoni più consueti del regista (e già considerati remunerativi al botteghino). Il maturo regista però è pronto a finanziare il progetto di tasca propria e dunque scommettere tutto quello che possiede per la realizzazione di questa pellicola. La vicenda cinematografica si intreccia con un profondo momento di crisi tra Hitchcock e la figura che ha più pesato nella sua vita personale e professionale: la moglie Alma. Osserviamo dunque le piccole ossessioni di Hitchock, da quelle culinarie, alla pigrizia, ma soprattutto emerge l’esigenza di sentirsi coccolato, stimato dalla moglie così come la necessità di controllare le sue attrici, le “bionde glaciali” che ha sempre favorito quali protagoniste e che in un certo senso sentiva l’esigenza di manipolare anche fuori dal set (bellissimi di dialoghi con Vera Miles che aveva anteposto le esigenze familiari a quelle cinematografiche, lasciando Hitchock con un senso di vuoto). Hitchock avverte dunque un senso di enorme terrore di fronte al concetto di abbandono o persino di tradimento da parte delle proprie attrici, ma soprattutto lo vediamo angosciato all’idea che la propria moglie lo stia abbandonando a favore di un più prestante sceneggiatore. Ma la parte migliore di questa film biografico la possiamo apprezzare vedendo Hitch alle prese con alcune delle sequenze più iconiche di un film che ha fatto storia: l’omicidio sotto la doccia ove tutto è suggestione e senza vedere un solo fendente quella scena ancora oggi è motivo di imitazione, la scelta del giovane Anthony Perkins per il ruolo (che fondamentalmente lo blinderà nella parte della persona instabile mentalmente per il resto della carriera), le acute spiegazioni che offre nella logica della messinscena del suo film, infine è impagabile mentre lo osserviamo spiare il pubblico in attesa che questo sobbalzi sulla sedia di fronte alle sequenze più ad effetto del suo film. Emblematico il ruolo della moglie Alma che appunto diede un contributo fondamentale alla carriera di Hitchock e che, nonostante i ringraziamenti pubblici del grande regista, lo fece anche in occasione del riconoscimento dell’AFI quando ormai affaticato dedicò il premio a lei, qui emerge come un personaggio carismatico ma necessariamente nell’ombra rispetto all’uomo che costantemente riceveva elogi e recensioni. Hopkins, pressochè irriconoscibile sotto il trucco è efficace nel dipingere questo personaggio, ben doppiato dal nostro Gigi Proietti anche se non offre grandi spunti memorabili; Scarlett Johansson sa dare dei begli spunti nel ruolo che fu di Janet Leigh

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