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Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato

Regia di Peter Jackson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato

di rj
4 stelle

Dopo che Il Signore degli Anelli era stata vista come un'ottima trasposizione del libro, con protagonista Bilbo Baggins (il cugino hobbit di Frodo) che, da giovane, aveva già vissuto un’avventura con Gandalf. Bilbo è anche il primo Baggins a entrare in possesso dell’Anello, strappandolo alle grinfie di Gollum/Sméagol.

Il problema principale de Lo Hobbit nasce dalla radice: se il libro è un’opera a sé stante, diversa da LOTR, nei film la trilogia de Lo Hobbit sembra cucita su misura per quest’ultimo. Vengono aggiunte parti che non esistono nel libro e che non apportano alcun reale valore aggiunto, se non la sensazione di aver voluto creare la trilogia per motivi economici e, sostanzialmente, “distorcere” il libro, che invece è un’opera autonoma (dalla quale Tolkien stesso si sarebbe poi ispirato per scrivere LOTR anni dopo, e non il contrario).

Al di là della storia in sé, che è comunque un libro, il problema principale lo troviamo nella sceneggiatura: il film si prolunga troppo. Metà delle scene durano più del necessario per esprimere e raccontare la storia, che dopo 2 ore e 50 minuti del primo film sembra non essere andata da nessuna parte. O almeno, se fosse avanzata, sarebbe stato di pochi centimetri. Il personaggio di Bilbo, infatti, appare molto più “addolcito” e “piatto” in questo primo film perché non sembra trovare qualcosa che lo faccia evolvere, se non negli ultimi 40 minuti (quando trova l’Anello). Fino a quel momento, però, non sappiamo nulla (o quasi) su Bilbo. È un personaggio con cui è difficile empatizzare: è piuttosto “normale”, che non desidera altro se non tornare a casa e trascorrere lì il suo tempo. Questo però non fa molta differenza, perché mantenere un film di 2 ore e mezza con una storia che dura effettivamente 40 minuti mi sembra molto difficile.

Un altro fattore negativo, e qui il lato tecnico soffre, è sicuramente l’uso di tutti questi sfondi finti, visibili a occhio nudo, paesaggi poco realistici e CGI non abbastanza promuovibile. I mannari e gli orchi mi hanno fatto sentire, durante tutto il film, a differenza di LOTR, di essere in un’adattamento di una campagna di D&D e non di un libro. La scelta di fare una trilogia basata sul libro Lo Hobbit è stata azzardata perché in 3 ore la storia avrebbe potuto essere raccontata e conclusa facilmente, a differenza di LOTR. La trilogia sembra forzata e, in questo primo film, si sente davvero la mancanza di un cattivo memorabile come Sauron (insomma, un villain che si imponga), perché suvvia, non venite a dirmi che Azog sia un buon nemico. Indipendentemente da come è realizzato (che ogni volta che lo vedo mi fa pensare a Kratos) è un personaggio piatto, senza background, e in questo film viene inserito nella storia totalmente decontestualizzato (insomma, l’unica funzione che ha è mettere in moto i nani). Nel libro, invece, suo padre Thrór II viene ucciso da Sauron (per far capire quanto fosse già pericoloso ne Lo Hobbit), mentre Azog uccide solo il nonno di Thorin. Ma Azog è una leggenda, cosa che nella trilogia non è, diventando invece uno dei principali cattivi (anche scritto piuttosto male, tra l’altro).

Tuttavia, gli attori (molto bravi) e Gollum/Sméagol, che interpreta il suo personaggio molto bene ogni volta che appare, aiutano a migliorare un po’ il film. Ma questo da solo non basta e, da un film che dovrebbe essere il “prequel” di LOTR, è decisamente insufficiente e inadeguato (ma questi problemi sorgerebbero comunque anche se non fosse ambientato prima di LOTR e se il libro Lo Hobbit non esistesse). Lo dico un po’ purtroppo, ma questo film è pieno di buchi

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