Espandi menu
cerca
Midnight in Paris

Regia di Woody Allen vedi scheda film

Recensioni

L'autore

orsotenerone

orsotenerone

Iscritto dal 21 maggio 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 3
  • Post 20
  • Recensioni 314
  • Playlist 33
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Midnight in Paris

di orsotenerone
8 stelle

“Midnight in Paris” è una favola nostalgica in cui Gil scopre una Parigi che cambia colore a ogni epoca. Tra Hemingway, Dalí e i Fitzgerald, Woody Allen racconta il desiderio di vivere altrove, ricordandoci che il passato non va abitato, ma tenuto accanto per illuminare il presente.

Parlare di Midnight in Paris è, per me, sempre una piccola trappola del cuore. È uno dei film che più mi rappresentano, perché tocca qualcosa che mi appartiene profondamente: la convinzione — ingenua, poetica, e un po’ pericolosa — che certe epoche siano state migliori della nostra.
Come Gil, anch’io sono cresciuto con un piede nel presente e l’altro in un passato immaginato, dove gli anni ’20 erano la mia Parigi ideale.

Woody Allen affida questo sentimento a Owen Wilson come se usasse un alter ego morbido, scolpito con la stessa ironia nevrotica di sé stesso: ritmo, voce, gesti, tutto richiama la versione più leggera e solare del regista. E l’identificazione diventa inevitabile.

Il film è una cartolina che prende vita.
Parigi è romanticizzata, sì, ma con un incanto che funziona: colori saturi per la capitale contemporanea, ocra e seppia per quella di ieri, tonalità grigie e spente per una modernità un po’ nevrotica. Un lavoro fotografico semplice ma intelligentissimo, che trasforma ogni epoca in un’emozione cromatica.

Le donne del film — Marion Cotillard, Léa Seydoux, perfino la stessa Rachel McAdams — non sono solo personaggi: sono tempi diversi. Ogni figura femminile è una porta temporale, un modo per dire che ogni epoca ha la sua promessa, la sua seduzione, il suo inganno.

Il viaggio nel passato è punteggiato da apparizioni irresistibili: Dalí, Hemingway, Scott e Zelda Fitzgerald, Gertrude Stein. A volte diventano macchiette, altre volte lampi poetici. Allen ci gioca, li sfiora, li umanizza senza mai prendersi troppo sul serio.
È una danza tra caricatura e omaggio.

Non tutto è impeccabile: qualche nota politica di repubblicani e democratici appare un po’ superflua, e l’interpretazione della McAdams sembra non trovare un’aderenza perfetta al ruolo. Ma sono dettagli che non scalfiscono l’incanto generale.

La rivelazione del film, alla fine, è semplice e bellissima:
non dobbiamo vivere nel passato, ma vivere con il passato.
Non ascoltare Fitzgerald a cena, ma leggerlo oggi.
Non aspettare che la mezzanotte ci porti via, ma portare ciò che amiamo di ieri nella libertà del presente.

Ed è proprio lì che Midnight in Paris colpisce: nella sua capacità di dire una verità che a volte ignoriamo per paura di crescere.

 

“La nostalgia non è un rifugio: è una lanterna che illumina il presente.”

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati