Espandi menu
cerca
A Serbian Film

Regia di Srdan Spasojevic vedi scheda film

Recensioni

L'autore

poggy

poggy

Iscritto dal 6 settembre 2008 Vai al suo profilo
  • Seguaci 5
  • Post 1
  • Recensioni 15
  • Playlist 7
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su A Serbian Film

di poggy
6 stelle

Il punto è che non riesco a inquadrare bene questo A Serbian film, e uno dei motivi è che il regista ha sbandierato a destra e a manca il Messaggio prima ancora che la gente vedesse il film. La trama in breve: Milos è un attore porno leggendario nel suo ambiente non solo per le misure pressoché equine, ma anche per la durata e la qualità delle sue performance. Tuttavia Milos abbandona senza troppi rimpianti il mondo della pornografia, e si ritira a vivere con la moglie bella e intelligente e il figlioletto. E' una famiglia talmente equilibrata che Milos e consorte riescono a cavarsela con invidiabile scioltezza quando il bambino scopre uno dei vecchi film di papà e inizia a fare domande imbarazzanti. Tuttavia il gruzzoletto messo da parte da Milos sta finendo, e quindi il nostro accetta, con riluttanza, di tornare al lavoro con un contratto stratosferico facendosi dirigere da Vukmir, un misterioso regista dall'aria a metà tra il magnaccia e lo scienziato pazzo. Com'è come non è, Milos, all'oscuro del contenuto del film, si troverà letteralmente costretto a partecipare o ad assistere a scene sempre più turpi, fino all'escalation di violenza finale.


Ora, ciò che Spasojevic ci tiene a sottolineare, è che ASF sarebbe un metaforone della situazione della Serbia - un paese  segnato da un passato violento non ancora espiato agli occhi dell'opinione pubblica internazionale, e che a tutt'oggi soffoca, controlla e violenta il proprio stesso popolo. Il punto è che questo è anche l'intento esplicito di Vukmir nel film, il che mi puzza. Forse gli sto dando troppo credito, ma ho l'impressione che Spasojevic ci stia prendendo per il culo e in realtà in A Serbian film sia più importante "film" di "Serbian", un aspetto secondo me definitivamente rivelato dall'inquadratura finale, dove riappare un personaggio solo intravisto nella prima parte della storia, tutta presagi e disagi. E' una scena che, dopo l'ultima, inevitabile dimostrazione di nichilismo, sa quasi di sberleffo, di rottura della quarta parete che ci ricorda che stiamo guardando un film in un film in un film.  E' un modo di lavarsi le mani della pesantezza del Metaforone? E', al contrario, un modo per rimarcarlo ancora di più, tipo "c'è sempre qualcuno più in alto che ti manipola" (e al vertice ci sei tu, spettatore-voyeur che sei arrivato fino alla fine di questa storia)?

La chiave di lettura metacinematografica (uh, l'ho detto) è quella che mi garba di più, perché così tutto fila (d'altra parte per questo blogger serbo la metafora politica sembrerebbe più che valida, ed è bene prenderne atto, anche se a giudicare dai commenti non tutti sono d'accordo). In questo senso l'accostamento tra pornografia, snuff e torture porn sembrerebbe ben ragionato (e nemmeno del tutto nuovo nella cinematografia serba): nel film, Vukmir lamenta che la pornografia porti con sé un elemento di finzione, mentre lui vuole girare un film reale al 100%. Cosa ovviamente contraddetta dai fatti, poiché tutti recitano una parte tranne l'ignaro Milos, che alla fine viene privato del proprio libero arbitrio e trasformato in una marionetta infoiata manovrata da Vukmir. Insomma non c'è scampo: nel momento in cui entra in gioco una telecamera la realtà va a farsi benedire. Restano solo "cinema" e "metaforone".

Un'altra cosa che ho trovato interessante è il continuo ritorno sul tema della famiglia, rifugio sicuro di Milos e istituzione ripetutamente fatta a pezzi dalla "follia creativa" di Vukmir. Eppure, pur nel finale molto poco consolatorio, l'idea di famiglia come nucleo unico, bozzolo protettivo, non è del tutto annichilita, anche se in questo caso si fa portatrice di morte invece che di vita. Il fratello di Milos, poliziotto corrotto e apparentemente più sessuomane dell'ex pornostar, tenta di eccitarsi guardando la cognata in un video di famiglia registrato sopra a un film porno. Non è solo la bella Maria l'oggetto del desiderio: è l'idillio domestico, la connessione genuina tra le persone che viene sistematicamente negata in tutto il resto del (brutto, brutto) mondo di A Serbian film.

Non mi sono soffermata sullo specifico delle scene più o meno disturbanti perché secondo me non ha senso: dipende da cosa siete abituati a vedere, ognuno ha una soglia di sopportazione diversa che questo film può mettere alla prova come no. Io ammetto di aver subito l'impatto di alcune scene, ma non ho dubbi che ci sarà chi, tra voi, potrà fregiarsi di dire "tsè, ho visto di peggio". Forse anch'io ho visto di peggio, ma insomma, non è proprio acqua fresca, né tantomeno vi lascerà in pace con il (brutto, brutto) mondo, anche se più che il gore , relativamente moderato, è il generale senso di lerciume morale a fare effetto, se ne fa. Il suo difetto è che a un certo punto il meccanismo diventa palese: immaginate la maniera peggiore in cui una situazione può svilupparsi e quello accadrà puntualmente, tanto che il climax finale, per quanto turpe, non è sorprendente per lo spettatore quanto lo è per il protagonista. Siamo lontani dal rigore di un Martyrs che teneva alta la tensione disattendendo le aspettative più ovvie e così moltiplicando la paura - per molti versi, A Serbian film è più che altro parente di Cannibal Holocaust, un po' per l'escamotage del film-nel-film, un po' per quel retrogusto furbetto "FILM SCANDALO BRUCIATE LA PELLICOLA BANNATELO DAI FESTIVAL" che non può non essere premeditato. Bisogna però dare atto a Spasojevic di aver fatto un lavoro più sottile di Deodato. Se lo sguardo della troupe fittizia di Cannibal Holocaust diventava inevitabilmente il nostro, mettendoci prima dal punto di vista del carnefice e poi lavandosene le mani con un finale finto-moralista, A Serbian film trova in Milos un protagonista con cui è facile simpatizzare e che al tempo stesso è vittima ed esecutore della tortura.

Le scene di sesso violento allestite da Vukmir non sono poi distanti da quello che la pornografia mainstream già offre, ma vissute tramite il punto di vista di Milos perdono qualsiasi intento titillatorio. Il sesso è morte in A Serbian film, dove Milos diventa una macchina caricata a testosterone che scopa senza trovarvi nessun piacere, solo orrore di se stesso.

Alla fine, A Serbian film è un oggetto ibrido. Mischia scene ben costruite e girate in modo raffinato (il primo giorno di riprese di Milos, il suo peregrinare allucinato dopo i due giorni di blackout) a passaggi dal sapore vagamente amatoriale che non possono essere giustificati dal basso budget. Cammina sul crinale sottile tra geniale trovata e sonora cazzata, e ogni tanto mette il piede in fallo (AH AH ho detto "fallo" AH AH). E' lercio e disgustoso il giusto, ma sappiamo bene che nel giro di tot anni, se non mesi, uscirà un nuovo film-scandalo che ne prenderà il posto - che in fondo è quello che è successo a Human Centipede (che però non ho ancora visto), spodestato proprio da A Serbian Film dal trono dell'hype truculenta.  Direi che è anche recitato bene, a parte il caricaturalissimo Vukmir, che sarà anche volutamente sopra le righe, però è un po' un pugno in un occhio lo stesso, ed è uno dei maggiori motivi per cui ci si domanda se questo film ci è o ci fa.

Temo quindi dover ricorrere a un salomonico "solo il tempo ce lo dirà" per vedere se A Serbian film sopravviverà alla sua stessa hype, o se si dissolverà nel budellame indistinto del torture porn, ricordato solo per "quella scena lì", quella che ti farà guardare ogni ostetrico con sospetto e, in generale, indossare mutande di ghisa 24/7 perché là fuori è un BRUTTO BRUTTO MONDO.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati