La recensione su Legend

Certe perle brillano meglio al buio. Tale monito ben riassume la triste sorte toccata a questo bellissimo film di Ridley Scott, erroneamente considerato una sua opera minore, linciato dalla critica e massacrato dal pubblico. Tale fu il flop al botteghino che la pellicola subì tagli, accorciamenti, uscite in nuove edizioni director’s cut e addirittura versioni con colonne sonore diverse. Tutto per cercare di renderlo più appetibile al pubblico e riparare al disastro economico provocato dalla sua uscita su grande schermo. Ma tali arrangiamenti si sono rivelati inutili: ripudiato allora, ripudiato poi, pseudo-dimenticato adesso.

Probabile se non certa causa di tale fallimento deriva forse dalla propria scelta di rifuggire il target di riferimento, qualunque esso sia, poiché è indubbiamente troppo spaventoso per i più piccoli, ma troppo semplice e ingenuo per i più grandi.

Ma è forse lecito giudicare un film in base al target al quale è rivolto e alla conseguentemente riuscita o mancata soddisfazione di esso? Se il valore di una pellicola fosse legato ai gusti del pubblico, il cinema sarebbe morto da tempo.

Come inizia “Legend” ci troviamo catapultati in una foresta incantata resa superlativa da una fotografia inarrivabile e da un sound ineccepibile e curato minuziosamente.

Il film va quindi visto e interpretato di conseguenza: come un viaggio altamente spettacolare che inebria i sensi, che delizia gli occhi e l’udito, che culla e ammalia lo sguardo, puro piacere del cinema nonché intrattenimento ai massimi livelli, un seducente eccesso che sorprende e stordisce

È impossibile non rimanere affascinati e rapiti una volta “entrati” nel regno sotterraneo dell’antagonista (un grande Tim Curry), tripudio di scenografie ridondanti ed elaboratissime.

All’inizio ho accennato alla banalità dell’aspetto narrativo: ci troviamo di fronte a una trama che vede un Bene stereotipato (il ragazzo selvaggio simil-Peter Pan e la bella principessa, innamorati e immacolati) contro un Male ancor più stereotipato (il Signore delle Tenebre, abitante di un tempio-covo sotterraneo); alla fine il Male verrà sconfitto e il bene trionferà, e vissero tutti felici e contenti.

Banale quindi sì, ma come potrebbe esserlo la più bella delle fiabe. In fondo, non ci piacerebbe forse vivere in un mondo dove i buoni e i cattivi siano così facilmente distinguibili, e quindi la linea che separa il bene dal male sia così netta e riconoscibile? Penso di sì, e “Legend” (così come ogni fantasy che si rispetti) è qui per ricordarci anche questo.

Si rimpiange un cinema dove il Male era tale a prescindere e non aveva quindi bisogno di inutili e fastidiose giustificazioni come accade oggi, così come si rimpiangono molto gli anni ’80, tanto vivi e pulsanti in questo film a livello stilistico-iconografico.