Regia di Rob Zombie vedi scheda film
Remake del capolavoro di John Carpenter del 1978. Dopo essere evaso dal manicomio dove fu rinchiuso per aver ucciso la sorella anni prima, Michael torna nella sua città natale per cercare di uccidere anche l'altra sorella Laurie. A differenza di Carpenter, che voleva rappresentare il male in persona senza motivazioni, Zombie si dedica a mostrare il trauma infantile di Michael, cresciuto in una famiglia disfunzionale con violenza, abusi e una madre ballerina in un locale di lap dance. (Il film esplora come il trauma infantile possa portare a una spirale di violenza, analizzando la psiche di Michael Myers con un approccio più esplicito e grafico rispetto all'originale) La città non è solo un'ambientazione, ma un personaggio che incarna la decadenza sociale, l'isolamento e le relazioni interrotte tra i vicini, creando un ambiente fertile per la violenza e il sospetto. La scelta di Zombie di dare un background a Michael è un tentativo di umanizzare e spiegare il male, anziché lasciarlo puro e inspiegabile come fece Carpenter. Tipico delle produzioni di Zombie, anche qui si assiste a una violenza eccessiva e fine a se stessa, soprattutto nella parte finale, privando il film della tensione psicologica e della profondità che avrebbe potuto avere. Anche l'umanizzazione di Michael si scontra con la sua apparente immortalità e la ricerca della sorella, aspetti che Zombie non riesce a spiegare completamente, lasciando punti interrogativi nella trama. Halloween di Rob Zombie è un remake che offre una visione più esplicita e "radicata" nella realtà del male, ma che perde parte della forza simbolica dell'originale a favore di un'immersione nel trauma e nella violenza di una comunità degradata.
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