La festa di due comitive di amiche si interrompe quando entrano nel mirino di uno stuntman psicopatico.
Nei 70s americani le grindhouse erano quei cinemacci di periferia dove, con un biglietto unico, si poteva vedere due film di serie B (da noi non funzionava così, c'erano le salette parrocchiali dove si vedevano le seconde e terze visioni, con delizie come Cenerentola '80 o Il venditore di palloncini, brr).
Tarantino e il suo sodale Rodriguez decidono di omaggiare quei film - fondamentali per la loro educazione estetica - creando due "falsi storici d'autore", di cui questo A prova di morte è solo una sezione. Il regista prende a piene mani, rielaborando alla sua maniera, film come Duel di Spielberg, Christine - La macchina infernale di Carpenter, Bullit di Yates con Steve McQueen, tenendo come canovaccio di base Punto zero di Richard C. Sarafian.
Insomma, il meglio del meglio sul tema auto e corse pazze.
Dialoghi torrenziali tarantineschi, musica azzeccatissima amplifica emozioni, atmosfere e fotografia perfette, e un cast composto da, fra gli altri, la figlia di Sidney Poitier, Rosario Dawson e una grandiosa Zoë Bell, la scatenata controfigura di Uma Thurman in Kill Bill.
L'ingresso in scena di Kurt Russell, mentre divora una ignobile porzione di nachos sulle note di "Staggolee" e la dance di Vanessa Ferlito sono storia del cinema.
Doppiaggio italiano mondiale. Come anche gli interventi digitali per invecchiare la pellicola.
Flop negli States, meglio in Europa, si è conquistato col tempo una sua più che guadagnata fama di cult.
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