Regia di Takashi Miike vedi scheda film
Wada (Masahiro Motoki) viene mandato dalla sua agenzia in uno sperduto villaggio della Cina a cercare una miniera di giada. Accompagnato da una guida - Mako, il mago Akhiro di Conan il barbaro - e seguito da Ujiie (Renji Ishibashi), uno yakuza mandato dal suo clan per avere la percentuale della scoperta, vivranno un'avventura particolare tra storie misteri e leggende.
In quel villaggio l'uomo può imparare a volare.
Per chi seguiva il cinema estremo di Miike, ai tempi, fu un film clamoroso. Spiazzante. Poetico. Diversissimo da tutto ciò che aveva girato fino a quel momento. E tutt'oggi rimane uno dei suoi migliori film. La netura contro il progresso. Il sogno che sfida la realtà.
Non bisogna lasciarsi ingannare dalla frase del protagonista: "siamo qui grazie ad aerei e treni. Abbiamo bisogno di entrambi", e che pare sia il compromesso la soluzione.
No, perché alla fine lui torna indietro, nella metropoli. Si sposa, avrà figli. E non riuscirà più a sognare.
Lo yakuza, che aveva sposato "quella scuola", lasciando il suo clan - insieme al suo mignolo - inseguirà quel sogno, ne sposerà la causa, accoglierà la natura, e dopo averci provato per il resto della sua vita, da anziano...
Il finale commuove. Ad ogni visione.
Non è finita però: Wada, il protagonista, ci lascia con un ultimo messaggio a schermo nero. Ed è lì che la natura prende il sopravvento sul progresso. Il suo registratore, causa un incendio, viene ridotto in cenere. Come a cancellare completamente ogni traccia dell'esperienza vissuta lassù...
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