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Belly of the Beast. Ultima missione

Regia di Ching Siu-tung vedi scheda film

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La recensione su Belly of the Beast. Ultima missione

di giurista81
4 stelle

 

Il 2003 è l'anno in cui ha inizio la terza e ultima fase della produzione cinematografica di Steven Seagal. I tempi degli esordi dei vari Nico (1988), Programmato per Uccidere (1990) e Giustizia a tutti i Costi (1991), dove l'attore riusciva a fare incassi da capogiro, sono lontanissimi. Scaricato dalla Warner Bros e ormai in crisi artistica tanto da aver vinto il Razzie Award 2002 come peggiore attore protagonista, Steven Seagal esce definitivamente dal circuito dei cinema per confluire in una serie di prodotti direct to video il più delle volte scadenti sia sul piano tecnico che di scrittura. Questo Belly of the Beast, all'epoca tra i suoi peggiori film (ma oggi rivalutato per effetto dei film successivi), si ricorda per essere una delle pellicole più kitch e folli della sua produzione. Ho rivisto il film a distanza di venti anni e l'ho trovato, a suo modo, divertente, ma deve comunque piacere lo Z-Movie ovvero il cinema trash.

James Townsend e Thomas Fenton (da lui arriva l'anima horror del progetto, dato che scriverà i copioni di Saw IV e I Spit on your Grave) realizzano un copione all'apparenza semplice e quadrato che, per motivi incomprensibili e tutt'altro che coordinati, contempla una parte finale squisitamente horror, dove entra in gioco un santone thailandese (che in precedenza fa una sola e ingiustificata comparsa a inizio film) specializzato in pratiche macumba (avete capito bene: macumba in Thailandia!?) che viene sconfitto dalla preghiera di un gruppo di monaci mentre tenta di interferire con la magia nera nel combattimento finale tra Seagal e il villain di turno adottando soluzioni che ricordano gli improvvisi attacchi di dolore di Jerry Calà in Abbronzatissimi (1991). Il vecchio infatti infilza con degli spilloni un manichino, causando dolori a Seagal (!?). Così un copione che sarebbe potuto apparire convenzionale (si parla del rapimento di due ragazze per mano di un gruppo di terroristi da cui si innesca la ricerca di un padre specializzato in arti marziali) diviene confuso e fracassone, con momenti memorabili all'insegna del trash più assoluto.

Siu-Tung Ching, regista di culto a Hong-Kong, ci mette del suo dietro alla macchina da presa. Celebre per aver diretto la trilogia Storia di Fantasmi Cinesi (1987/1991), cerca di introdurre elementi wuxian e di trasformare Seagal in un marzialista abile nei calci volanti e nelle acrobazie. I colpi del nostro qua fanno letteralmente fluttuare in aria per decine di metri gli stuntmen. Seagal si presta al gioco, facendosi sostituire da controfigure che praticano ben altro stile, con calci volanti, spazzate e calci all'indietro (ushiro geri) che si uniscono alla “solita” tecnica aikido. Tra le varie sequenze trash, vediamo Seagal combattere contro un cinese transgender (tralascio le battute di scena), tuffarsi e scivolare a terra modalità portiere sul bagnato per una decina di metri, sparare contro interi plotoni modalità Schwarzenegger in Commando e, ancora, deviare frecce con pallottole, colpi di spada e persino fermare a mani nude una lancia. Ching ci mette del suo a rendere il tutto più kitsch, strizzando l'occhiolino a Matrix (vediamo il dettaglio in computer grafica della pallottola che spezza la freccia) o usando effetti speciali in digitale che rimandano ad altro genere (la carrellata indietro velocizzata dal tempio del santone impegnato nei suoi rituali diabolici). Che dire poi della scazzottata iniziale al mercato del pesce, con un manigoldo che muore scivolando sui pomodori e planando sul banco del pesce fino a schiantarsi con la testa sul filo di una mannaia? Impossibile non prenderla a ridere ed è questo che salva il film dal tracollo.

Ciò detto, le scene d'azione (sebbene iperboliche) divertono e alla fine, pur essendo un film mediocre, riescono a distinguere Belly of the Beast dal copioso gruppo di film non riusciti dell'ultima parte di carriera di Seagal. Brutta la fotografia (sembra quella di un film di Bruno Mattei), mentre le interpretazioni, tutto sommato, reggono. Bravo Byron Mann, nel ruolo di spalla di Seagal, e già visto nei panni di Ryu in Street Fighter (1994). Tra i punti di demerito si sottolinea anche una certa lentezza centrale, col film che fatica a decollare.

 

 

 

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