Regia di Frédéric Schoendoerffer vedi scheda film
Ho iniziato a vedere questo lungometraggio quasi per caso, mentre distrattamente mi sedevo, come di consueto tardi, per cenare.
In genere, infatti, guardo sempre più di rado la c.d. normale programmazione televisiva.
Dalla fotografia, ho percepito subito che potesse essere un film francese e poi ho riconosciuto André Dussollier, che mi ha messo subito in una predisposizione d’animo positiva, perchè lo ricordavo nel delizioso film Tanguy, che, all'epoca, ho trovato divertentissimo.
Il buon umore è però presto aumentato, virando, però, sull’incredulo sarcasmo.
Sarò conciso: è un film di spionaggio presentuoso, scontato ed inverosimile come pochi altri e ciò mi sembra coerente con i due protagonisti principali, ossia Vincent Cassel e la nostra connazionale Monica Bellucci.
Onestamente reputo che la prestazione attoriale in questo film delle due star sia di bassissimo livello.
Il primo, sempre con un’espressione accigliata (dal mio punto di vista non è affatto bello, ma sospendo il giudizio lasciandolo a chi gradisce il genere maschile), passa buona parte delle scene a guardarsi attorno, con fare purtroppo quasi ridicolo e certamente non proprio delle spie che se si comportassero in quel modo sarebbero immediatamente notate.
L’interpretazione di Monica Bellucci è per me semplicemente imbarazzante ed è aggravata dall’autodoppiaggio con un accento indefinibile (forse semi-francese), che costituisce un peculiare autonomo dettaglio negativo.
Così ho continuato a vedere il film, come faccio sempre (di solito non interrompo la visione di lungometraggi che non mi piacciono) non tanto più per la curiosità di conoscere il compimento della storia (comunque debole ed un mero pretesto per uno spionaggio manieristico), quanto per vedere fino a che punto si sarebbero spinti e, purtroppo, per me è stata varcata la soglia del comico involontario.
Troppi espedienti di sceneggiatura triti e ritritri (pillole disciolte dentro a bicchieri, scene subacque ad es.), troppa confusione, troppa insistenza sulla stereotipata la figura dell’agente segreto con l’etica compromessa, pronto a tutto e capace solo di eseguire ordini.
La scena finale, che vede Vincent Cassel guidare un’auto in una nervosa strada di montagna, dopo aver atteso l’uscita da un carcere di Monica Bellucci, che, con aria perplessa, declama poche battute tra cui “mi sento vuota” e “ho freddo”, è il manifesto del film: occhialoni da sole, aria circospetta, tanta supponenza.
Una sola parola che esprime il mio personalissimo giudizio: pessimo!
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