Regia di Loris Giuseppe Nese vedi scheda film
Esordio a Venezia 2025, nello spazio "Giornate Degli Autori", per un giovane cineasta salernitano, Loris Giuseppe Nese, con un film documentario sulla figura del padre, ucciso in un (presunto) regolamento di conti quando lui era ancora molto piccolo, agli inizi degli anni novanta. Cresciuto senza la figura paterna e, soprattutto, con un'idea vaga di cosa fu a causarla, arriva solo con la maturità e attraverso il Cinema, da sempre arte ossessionante nella sua crescita, a un tentativo di ricomposizione dei pezzi mancanti e presenti, che portano, qui, a un quadro sfumato e toccante della vicenda e, forse, ad abbattere quel muro dietro il quale è cresciuto. Nese imbastisce un'opera sperimentale e affascinante, con un taglia e incolla di filmati di repertorio (i vecchi video8 analogici delle vacanze, ma non solo), animazione, stop motion (alla Svankmajer), frattaglie di Cinema lynchiano, pulsioni horror e interviste alla madre, ai parenti e agli amici. Una tecnica che spinge il film-documentario oltre, oltre la "banalità" di una storia che rimane comunque del tutto personale, per assumere un respiro più ampio, de-costruendo cosa abbia significato crescere in una zona di Salerno deturpata dagli abusi edilizi e dalla malavita. Una storia forte ma che si stempera proprio grazie ai diversi stili di girato, come succedeva, per esempio, nei fenomenali "Valzer Con Bashir" o "Persepolis", questi, però, a differenza di "Una Cosa Vicina", completamente basati sull'animazione. Bello e interessante, un modo differente di raccontare una storia di malavita, di riscatto e, soprattutto, di vita.
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