Regia di Sharunas Bartas vedi scheda film
Laguna (2025): Sharunas Bartas
VENEZIA 82 - GDA
La perdita dei propri cari è un tema tristemente comune a diverse opere che hanno fatto parte delle varie sezioni fedtivaliere veneziane.
Pur non avendo fatto scalpore come il sensibile ed accorato documentario intitolato Remake di Ross McElwee, capace di commuovere intere platee raccontando di un binomio padre-figlio che la ripresa ha rafforzato, rendendo tuttavia ancor più doloroso il prematuro e drammatico distacco, con Laguna il noto e viscerale regista lituano Sharunas Bartas intraprende un viaggio assieme alla figlia minore Una, alla ricerca dei luoghi selvaggi presso cui l'altra figlia, la maggiore Ina, ha messo fine, in circostanze che non ci vengono chiarite, alla propria esistenza.
Laguna (2025): scena
Laguna (2025): Sharunas Bartas
Il viaggio intimo in mezzo ad una natura totalizzante, vivendo in palafitte senza porte o serrature, guardando il cielo e attraversando barriere di mangrovie in procinto di ripopolarsi dopo le periodiche devastazioni degli uragani occorsi, viene ripreso nella genuinità di un rapporto padre e figlia in cui si affrontano, senza inutili parafrasi, gli argomenti cardine verso cui ogni uomo vorrebbe possedere certezze e verità. Dove si va dopo la morte, la presenza nella vita di tutti i giorni dei propri cari estinti, che rivono semplicemente nel ricordo puro di chi ha voluto bene, si alternano a momenti più scanzonato, come quando la bella e dolcissima bimba Una Marija Bartaité rivendica la squisitezza oltre ogni paragone di un marshmallow cucinato alla brace come uno spiedino.
Dopo le ricerche esistenziali che caratterizzano quello che rimane il capolavoro assoluto del suo autore, ovvero quel Lontano da Dio e dagli Uomini del 1996, il cinema di Sharunas Bartas diventa qualcosa di intimo, di totalmente personale, attraverso il quale l'autore mette a nudo le proprie emozioni, catturando momenti intimi con un tocco di sincerità che è assieme potente e disarmante.
Laguna (2025): scena
Laguna (2025): scena
Laguna si rivela pertanto un'opera viscerale, umana e intimamente poetica, uno strumento salvifico per sfuggire ad un dolore insopportabile, o almeno necessario per smussarlo, legandosi in modo più intimo ad una figlia bambina che diventa un rifugio prezioso ancora più importante per placare un senso di disperazione che parrebbe inestinguibile.
Con l'intimità di ciò che resta di una famiglia messa al servizio della ripresa, Bartas sfrutta il linguaggio cinematografico per esplorare la realtà del dolore, un suo dolore, trovando poco per volta, attraverso la potenza abbacinante delle immagini di una natura padrona ed in fondo anche ospitale, la giusta strada per riacquistare una buona ragione per continuare il cammino terreno già ampiamente percorso.
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