Regia di Jonathan Hensleigh vedi scheda film
Mike (Neeson, qui, nel solito ruolo di gigante buono) ha promesso a suo fratello, morto in guerra e amante delle arrampicate in montagna come lui, di disperdere le sue ceneri sull'Everest. Il viaggio in Nepal di Mike si trasforma però inaspettatamente in una sciaguratissima avventura, in cui l'uomo - esperto nella guida di mezzi pesanti in condizioni estreme - si troverà a fronteggiare dei malintenzionati che intendono speculare su terreni di povera gente, costretta a battersi per conservare i propri diritti.
Specialista del genere (The Punisher, The Ice Road, qui in una sorta di secondo episodio più che un sequel), il regista Jonathan Hensleigh gioca al meglio la carta delle invenzioni ingegneristiche - vero punto di forza del film - per tralasciare ogni parvenza di realismo e scrivendo i dialoghi col piede sinistro in occasione di una seduta di produzione scatologica. Il bus ribattezzato "Kiwi Express", smontato e rimontato come un Lego arrugginito, è la trovata più memorabile, anche perché il resto delle scene d'azione non va oltre il compitino. Se poi uno avesse occupato le quasi due di visione per le "ice road" del titolo, resterà con la stessa delusione di chi ordina una granita e riceve acqua tiepida: di strade ghiacciate non ce n'è quasi traccia. Eppure, malgrado le incongruenze, il cast evidentemente rastrellato al risparmio, la regia piatta e qualche flashback imbarazzante del fratello defunto, bisogna ammettere che il film, il più classico spegnicervello, centra comunque il bersaglio. Se lo si guarda per le botte (da orbi), gli scenari himalaiani e la vendetta servita fredda (anche se non ghiacciata), nella pletora dei tanti Neeson-movie non è neppure il peggiore.
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