Regia di Stefano Mordini vedi scheda film
La Lezione vorrebbe essere un film su una violenza psicologica basata su parole usate per annientare, annichilire e rendere succube, e vorrebbe muoversi a cavallo del confine che dalla realtà porta alla paranoia passando per l'immaginazione. Ma il campionario delle buone intenzioni si infrange su una sceneggiatura schematica e raffazzonata.

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Elisabetta balla da sola, con le cuffie alle orecchie, nonostante la casa di campagna che era dei genitori e dove ha deciso di trasferirsi la isoli già di suo dal resto del mondo. Si è spostata lì per subaffittare ai turisti, giunti per la Barcolana, l'appartamento che ha a Trieste città, e con quell'introito rimpinguare un conto in banca sempre in rosso.
Avvocatessa giovane e brillante, tende a scegliersi i clienti in maniera molto selettiva: poco persuasa dall'idea di dover lavorare per un ex compagno di liceo che l'ha contattata, promettendole una paga doppia, per ripulirsi l'immagine all'interno di un'azienda che ha a che fare con i fondi pubblici, ha dubbi anche sul ritorno di un suo recente successo, un professore che, dopo esser stato assolto da un'accusa di stupro, intende far causa all'università per mobbing perché dopo il reintegro non gli permetterebbe di lavorare sereno, adducendo però solo sensazioni e nessuna prova certa. Ad alimentare il suo crescente stato di inquietudine, c'è la percezione di essere seguita, con elementi che la portano a sospettare che il suo ex, condannato per stalking nei suoi confronti e fuori con la condizionale, sia tornato alla carica.

Uno degli errori più gravi in cui può incorrere un film che si fonda in buona parte su elementi di mistero, è il non saperlo alimentare, o il concedere indizi in maniera eccessiva rendendo la presunta sorpresa un passaggio inevitabile che va solo atteso. Ne La Lezione, il regista Stefano Mordini vorrebbe che lo spettatore empatizzasse con il sesto senso della protagonista (che ha il piglio e la grazia di Matilda De Angelis), e si facesse insospettire dai flashback che rivangano il passato di vessazioni e interrogatori subiti ad opera dell'ex (Marlon Joubert), ma lo fa dopo aver presentato un personaggio che definire ambiguo ed ossessivo è poco (il professor Stefano Accorsi), e peraltro dopo aver aperto il racconto con un incipit - una donna che in aula ritratta un'accusa di stupro dichiarando a sorpresa di esser stata consenziente - che già dava prematuramente indicazioni piuttosto chiare su dove si volesse andare a parare, e nel quale la protagonista, parte in causa in quanto integerrimo e arguto avvocato difensore dell'uomo, tutto fa meno che mangiare la foglia, come sarebbe lecito e logico.
L'atmosfera che si vuole sospesa, ma che sospesa non è, muta quando - a tanti minuti ancora dalla fine - vittima e carnefice si ritrovano chiusi nella solita casa nel bosco con scricchiolii, con il segreto di Pulcinella che continua a rimanere tale per bizzarre scelte di sceneggiatura, e con schermaglie verbali più o meno prevedibili, più o meno viste, riviste e soprattutto rivedibili.

La Lezione vorrebbe essere un film su una violenza psicologica basata su parole usate per annientare, annichilire e rendere succube, e vorrebbe muoversi a cavallo del confine che dalla realtà porta alla paranoia passando per l'immaginazione. Ma il campionario delle buone intenzioni si infrange su una sceneggiatura schematica e raffazzonata. Provano a salvare il salvabile, ma è davvero troppo poco, le buone prove dei due protagonisti, decisamente in parte e dediti alla causa.
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