Regia di Edgar Wright vedi scheda film
The Running Man (2025): locandina
A distanza di quattro anni dalla sua ultima opera, ossia Ultima notte a Soho, il regista britannico Edgar Wright (celebre per le parodistiche commedie de La trilogia del cornetto) torna dietro la macchina da presa con una commedia d'azione ad alto budget. Questo The Running Man è, invero, l'adattamento cinematografico del romanzo L'uomo in fuga, scritto da Stephen King e già portato sullo schermo nel 1987 da Paul M. Glaser con L'implacabile. All'epoca l'attore era Arnold Schwarzenegger mentre ora il testimone viene passato al texano Glen Powell. Ambientato nel futuro, il film segue la storia di Ben Richards, un operaio rimasto senza lavoro e con una figlia malata a carico. Al fine di curare la piccola e garantirle un futuro migliore, l'uomo decide di partecipare al sadico reality show "The Running Man", in cui i concorrenti dovranno sopravvivere per trenta giorni ad una spietata caccia all'uomo. Il pericolo, in questo malato gioco, non saranno però solo i cacciatori armati fino ai denti ma anche gli stessi cittadini americani, i quali verrebbero ben ricompensati qualora denunciassero i giocatori. Tra fughe e travestimenti, Ben dovrà dare tutto sé stesso per portare a casa il ricco montepremi, arrivando contemporaneamente a svelare l'ingiusto meccanismo su cui si basa lo show e lo stesso mondo dei media. Edgar Wright, oltre a dirigere il film, ne ha curato anche la sceneggiatura insieme a Michael Bacall. Accanto a Powell, nel cast, figurano: Josh Brolin, Colman Domingo, Lee Pace, Michael Cera, Emilia Jones, William H. Macy, Jayme Lawson e altri.
Fin dai trailer appariva chiaro come Wright fosse interessato a fornirci tanta azione e un'esagerata ma severa (e pure giusta) critica del mondo dello spettacolo. In particolare, di quello televisivo. Ebbene, sul versante dell'azione, bisogna dire che la prima metà della pellicola, subito dopo un inizio molto convincente, è quella più lenta e meno interessante. Vuoi perché sembra tutto troppo facile per il protagonista, vuoi per degli espedienti narrativi poco convincenti (niente spoiler, però!). Poi, per fortuna, arriva la seconda metà, dove tutto esplode di creatività, la tensione sale e l'imprevedibilità si impenna. Questa è la parte che vale tutto il film, dove non ci si annoia ed anzi ci si diverte, complice la regia di un Wright che dimostra di saper fare molto bene il proprio mestiere. Il dispiacere, tuttavia, ritorna negli ultimi minuti, quando tutto converge verso un epilogo, a mio personale giudizio, assai sbagliato, che vanifica molti degli sforzi fatti fino a quel momento per puntare sull'happy ending hollywoodiano forzato, buonista e inverosimile. Ma questa è una visione che appartiene al sottoscritto. Sono sicuro che molti altri apprezzeranno, invece, l'aria di rivoluzione che introduce i titoli di coda. Perché, in effetti, di rivoluzione si parla qui. Sul versante della critica sociale è stato fatto effettivamente un buon lavoro. La rappresentazione del futuro povero, fatto di lavoratori sfruttati e scontenti tenuti a bada da programmi demenziali che spingono a spegnere il cervello anziché migliorare lo schifo di mondo che i media stessi ignorano non è solo terrificante a livello cinematografico ma anche disgustosamente reale, palpabile. Forse, è addirittura già qui, nel presente. E nemmeno ce ne rendiamo conto. Glen Powell incarna l'eroe proletario, colui che combatte il sistema e le sue ingiustizie perché gonfio di rabbia. Una rabbia sociale, non personale, che parla alle masse. Masse di rincitrulliti che si ingozzano di fake news e si fanno manipolare da showman votati al dio denaro. Powell ha la faccia giusta per questo ruolo e il suo personaggio ha carisma da vendere. Anche se, a dirla tutta, potrebbe evitare di ripetere ogni sessanta secondi quanto ama la sua famiglia. Abbiamo capito, dannazione!
The Running Man è, tutto sommato, un film che funziona. Pur zoppicando riesce a portarti dove vuole, ti strappa qualche risata e ti bastona con effetti speciali, botti, scazzottate e sparatorie finché non ti entra in testa l'idea di spegnere la maledetta tv e ragionare sul brutto sistema economico, politico e sociale che ti circonda. Divertirsi imparando, verrebbe da dire. Forse manca qualcosa, forse si poteva fare di più. Ma non rimpiango i minuti spesi a vederlo.
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