Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
In quasi vent'anni, Kathryn Bigelow non ha mai sbagliato un film. Non che prima del 2008, quello di "The Hurt Locker", fosse una frana, anzi, ma con gli utlimi quattro film, questo compreso, ha dato il meglio di sé. Regista che non si butta via con un film all'anno, ma che fa Cinema solo quando ha qualcosa da dire, da raccontare, specialmente sull'America e, di rimbalzo, sul mondo. Film politici, film importanti. Ripeto, Cinema, parola che oggi è quasi dimenticata. Con "A House Of Dynamite" torna alla regia dopo 8 anni e lo fa con il sostegno di Netflix, (segno dei tempi, purtroppo), che fa passare il film quasi direttamente sulla sua piattaforma, evitando le sale. Ci sarebbe molto da dire, ma concentrandosi esclusivamente sull'opera, assistiamo a due ore tesissime, degne della miglior Bigelow, chiusi nei centri di comando statunitensi, che siano il Pentagono o i vari luoghi di potere militare yankee sparsi per tutto il mondo. Un missile intercontinentale sembra stia per colpire gli Stati Uniti e in un quarto d'ora di tempo, ognuno dei capoccioni, compreso il presidente, dovrà decidere il da farsi: errore dei radar, errore di lancio o qualcosa di più? Su questa dicotomia esistenziale si gioca tutto il girato, tutta la suspence, dove la regista ci rimbalza da un punto di vista all'altro, legati insieme da una "call" ai massimi livelli. Sangue freddo o sangue caldo, faranno la differenza e assistiamo, mano a mano che il tempo passa, a un'escalation di sentimenti, di paura, di angoscia. E' fiction, per fortuna, ma il film è girato con così estrema perizia, al solito benissimo, che il tutto è più reale della realtà. Agghiacciante, sotto molti aspetti, dove l'uomo è messo davanti a una decisione suprema: vivere o estinguersi. Inserito nella realtà di oggi, proietta una visione ancora più cupa sulla fragilità dei tempi che stiamo vivendo e sulla nostra terribile impotenza. Bellissimo.
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