Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
Un missile nucleare partito da chissà dove sta per colpire Chicago. Nel quartier generale della Difesa americana, alla Casa Bianca e in tutti gli altri avamposti della sicurezza a stelle e strisce partono operazioni febbrili per scongiurare il disastro. Il tempo a disposizione è di appena venti minuti.
Kathryn Bigelow è ormai da tempo specializzata in film a sfondo bellico (K-19, The Hurt Locker, Zero Dark Thirty, Detroit). Stavolta siamo dalle parti della fantapolitica, tra Pan Cosmatos e Garland, con un racconto tesissimo di stampo altmaniano, nel quale si susseguono le trame dei protagonisti ai quali è capitata la patata bollente dell'attacco nucleare su suolo statunitense. Eppure, il film ha ben poco di politico, sforzandosi, al contrario, di enfatizzare il punto di vista dei singoli, con tutta la retorica sugli affetti familiari che ne deriva. La struttura ripropone più volte lo stesso intervallo temporale, spostando il fuoco su livelli diversi della catena di comando mentre il missile precipita, in un action senza azione che vive di stanze operative, volti tesi e decisioni impossibili. L'effetto, pur avvincente nella prima parte, si sfrangia quando il congegno è svelato, e l'insieme si fa persino melodrammatico. È anche un film verbosissimo, che alterna lampi di autentica angoscia a ridondanze, convinto di mettere in crisi la deterrenza ma spesso accontentandosi di esibire il dispositivo. L'idea della "casa" come fortezza crepata funziona, ma l'apocalisse in diretta, reiterata e spiegata, finisce per togliere aria al racconto. In ogni caso, un'occasione sprecata, nonostante gli osanna levati dalla critica di mezzo mondo. Sarà mica l'effetto contagioso di Netflix?
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