Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
È allarme ai piani alti dell'intelligence americana: una bomba è partita dal Sud Est asiatico ed è diretta in circa 20 minuti al suo obbiettivo principale, gli Stati Uniti. Non si sa chi l'ha lanciata, non si sa che città intende colpire. Kathryn Bigelow, che è sinonimo preannunciato di adrenalina, fa il suo 11 minuti (Jerzy Skolimowski, 10 anni fa), che a sua volta portava all'assurdo meccanismi di montaggio convergenti vecchi come il cinema (Abel Gance, David Wark Griffith..). Si torna indietro a questi illustri precedenti per un motivo ben semplice, e cioè che con Kathryn Bigelow si ha la sensazione di un utilizzo primordiale delle immagini e del montaggio, anche come risultato di quella regia guerrigliera che fu il Premio Oscar The Hurt Locker, In A House of Dynamite non si bada ai tempi morti e si svolge inesorabile come il ticchettio di un countdown la stessa storia da tre prospettive diverse, tutte multiple e incrociate, distanti nello spazio ma connesse da webcam, radio, telefonate, segnali grafici sui grandi schermi delle cabine di controllo. Un film ragnatela, in cui la "casa di dinamite" è il mondo intero che sta in apparente pace ma è pieno di testate nucleari - e se è vero il concetto hitchcockiano della pistola che deve sparare... Una ragnatela che ben si riassume nei personaggi principali che popolano i tre episodi, evocativi delle gerarchie di potere e dell'ordine di importanza nelle varie stanze dei bottoni. L'effetto ripetizione di ogni singolo episodio, che parte dal primo segnale della bomba e arriva all'attimo precedente all'impatto, dà un duplice effetto ossimorico: da una parte un'ansia moltiplicata anche e soprattutto per il carattere frustrante del rivedere o del risentire senza sapere cosa succederà; dall'altra parte un disinnesco della tensione, e quindi in qualche modo uno scavo più lucido nei dialoghi, non tanto per perlustrare la psiche dei personaggi ma per arrivare all'essenza dei rapporti politico-diplomatici in una situazione estrema come quella di un attacco nucleare. Un ministro russo che sbuffa alla frase "abbiate fiducia", un assistente del presidente che si oppone alla spinta belligerante del capo dell'esercito, un capo del Pentagono combattuto fra la riunione d'emergenza su Skype e le possibili ultime parole al telefono con la figlia che verrà uccisa dalla bomba: c'è tutto quello che vi aspettate in un action Netflix al fulmicotone, ma ridotto all'osso necessario per una suspense martellante.
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