La recensione su The Vanishing

di alan smithee

5 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Reda Belamri (lo interpreta in convincente Sammy Lechea), è il giovane figlio di un austero e severo uomo d'affari che gli ha riservato, in cambio di una vita agiata, un lavoro aziendale ben retribuito presso la più grande azienda di idrocarburi che il padre dirige da lontano e per la quale ha bisogno di qualcuno che diventi il suo occhio e le sue orecchie.

Circostanza, quello di essere una sorta di soia, che imbarazza mto il giovane. Preso di mira presso dal vendicativo amministratore delegato Makhloufi (Chawki Amari), Reda sarà costretto ad ottemperare il servizio militare, che permetterà al suo diretto capo di poter agire senza la spia del suo capo supremo.

E mentre il giovane stenta ad integrarsi in una mansione che non lo coinvge né convince, un senso di risentimento è di vendetta maturano in lui quando il padre, dapprima detestato, ma in fondo sempre considerato, muore in circostanze non ben chiarite.

Al giovane non resterà che estirpare con la violenza quel gruppo di dirigenti che trama e cerca di appropriarsi dei destini dell'azienda.

Il secondo lungometraggio del regista algerino Karim Moussaoui, dopo l'assai valido Until the birds return, presentato al Certain Regard del Festival Cannes 2017, è un film che si immerge in un contesto sociale e lavorativo algerino insolito, andando ad esaminare stati d'animo, emozioni, intrighi e malaffare in un contesto alto borghese piuttosto nuovo ai racconti cinematografici.

Tratto dall'omonimo romanzo di Samir Toumi, il film ha dalla sua una salda regia ed un protagonista piuttosto convincente ed empatico.

Funziona meno tutto ciò che circonda il protagonista, tra cospirazione ed intrighi più accennati che trattati e che finiscono per rendere la storia, almeno a tratti, piuttosto nebulosa, anche nei risvti amorosi e sentimentali che il protagonista affronta.

Almeno fino alla efferata vendetta finale.

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