Regia di Dylan Southern vedi scheda film
L'Ombra del Corvo racconta di un padre, illustratore, devastato dalla morte improvvisa della moglie, che lotta per crescere i suoi due figli piccoli affrontando il dolore, finché una presenza oscura e parlante, un corvo, non irrompe nella loro casa, emergendo dai disegni dell'uomo per diventare una guida e una minaccia, costringendo la famiglia a confrontarsi con il lutto attraverso l'immaginazione, la memoria e le parole, in un viaggio surreale tra realtà e fantasia. Tratto dal romanzo "Il dolore è una cosa con le piume" di Max Porter,
Il corvo non è un mostro da scacciare, ma l'incarnazione del dolore, che si materializza dai disegni del padre e si insinua nella vita familiare, diventando una presenza invasiva e ineludibile che riflette la psiche frammentata del protagonista. Il film mostra un padre (Benedict Cumberbatch) che lotta per mantenere l'ordine e la stabilità per i figli, ma la sua incapacità di elaborare il dolore lo porta sull'orlo del collasso, con la creatura che diventa il suo "compagno" scontroso e brutale.
La narrazione è frammentata, alternando la vita domestica quotidiana con momenti visionari e deformati, seguendo la logica interiore dei personaggi e non quella cronologica, creando un'esperienza poetica ma destabilizzante. Il corvo, saggio e crudele, costringe la famiglia a confrontarsi con il silenzio e il vuoto, trovando la via per la rinascita attraverso le parole, i ricordi e il difficile processo di ricostruzione del mondo emotivo. La figura del corvo evoca chiaramente il "The Raven" di Edgar Allan Poe, ma anche elementi di fiaba e mito, con richiami visivi e tematici a The Crow e il corvo di Pasolini in Uccellacci e uccellini, esplorando il confine tra vita, morte e vendetta/redenzione. Viene preferita una presenza fisica e materiale del corvo (interpretato da Eric Lampaert) per dare fisicità e verità emotiva, evitando soluzioni digitali. Il film utilizza scelte stilistiche audaci (come il formato 1:33.1) per riflettere il disagio e l'irregolarità del lutto, muovendosi tra realismo brutale e surreale.
Non ci offre risposte facili, ma mette in scena la brutalità e la stranezza del dolore, con un finale che suggerisce la possibilità di sopravvivenza e rinascita, anche se imperfetta.
La regia di Dylan Southern è molto coraggiosa e stilisticamente valida, e mescola bene fiaba nera, horror e dramma, anche se pecca nello sviluppo narrativo, l'eccessiva didascalia e simbolismi logori, che non sempre riescono a tradurre la complessità del libro. La recitazione, in particolare quella di Benedict Cumberbatch, è intensa e fisicamente impegnata nel rendere il dolore, ma spesso lasciata sola da una sceneggiatura che non offre sufficienti contrappunti umani, nonostante le buone prove degli attori giovani.
"'L'ombra del corvo' si conferma come un'esplorazione visivamente potente del trauma, dove la metafora del corvo antropomorfo, pur con i suoi limiti narrativi, riesce a catturare l'essenza di un lutto ineluttabile. Il film, con la sua estetica distintiva e il suo tono malinconico, ci consegna un'esperienza cinematografica che risuona a lungo, suggerendo che certe ferite non guariscono mai del tutto, ma diventano parte di noi, come un'ombra persistente.
L'ombra del corvo (2025): Benedict Cumberbatch
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