Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film
La città proibita (2025): Yaxi Liu
Sto cercando davvero di capire cosa, di questo film, abbia incantato un notevole numero di spettatori. E parliamo dei medesimi autori dello splendido Continuavano a chiamarlo Jeeg Robot, ridotti a cimentarsi, oggi, in un lentissimo pout pourri di kung fu, citazioni, apatie, canzonette terribili, finte etnie, balletti, improbabili sotterranei da bunker antiatomico che neanche la metro C romana vedrà mai, chiacchiericci infiniti tra una cinese che parla solo cinese e un romano che non capisce il cinese, con una storia a margine svelata solo alla fine ma che nel frattempo scorre slegata, disordinata, cercando di travestirsi da revenge, commediola, thrillerino, arti marziali di serie b; citando maldestramente tutto il citabile, da Vacanze romane a John Wick senza coinvolgere mai, lasciandoci a margine di una piazza Vittorio fasulla, con le lanterne e le bancarelle, piccola casbah di cartapesta ad ingannare solo chi non c’è mai stato.
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