Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
La povera creatura Emma Stone si è fatta ricca CEO di una multinazionale farmaceutica nel nuovo Bugonia di Yorgos Lanthimos, ma è talmente robotica e "perfetta" che due pazzi ritengono possa essere davvero un alieno andromediano venuto per intralciare gli esseri umani e distruggerli. Il rapimento avviene, come anche nell'originale Save the Green Planet! dalla Corea del Sud; il resto è una lunga barzelletta di cui si sa già il finale, ma che, per l'appunto, se accettata per quella che è, regala un kammerspiel al massacro volutamente disinnescato di qualsiasi effetto teatrale, tensivo, angoscioso. Lanthimos utilizza tutti gli strumenti possibili per evitare la suspense, pure nei momenti che apparentemente la invocherebbero, e così facendo lascia di questi terribili personaggi solo la scorza grottesca e il dinamismo furibondo che li porta a odiarsi/distruggersi a vicenda in situazioni divertenti, se va bene sagaci ma alla peggio semplicemente gradasse. In un cinema contemporaneo di post-verità, in cui il complottismo (per esempio terrapiattista) torna evocato in più forme e si confonde spesso con la rispettabile convinzione personale dei singoli (perché, per carità, nessuno pare possa più offendersi), Lanthimos priva il film anche del suo possibile comunicato sensibilizzante (nonostante discorsi su echo chamber, disinformazione, disturbi psichici, già lanthimosiani fin dagli esordi in terra ellenica) restituendo solo lo sfogo di un brutto incubo collettivo, concretizzato in un finale che sarebbe sbagliato anticipare. Basta accettare i presupposti di una visione nichilista del cinema, talmente nichilista da degradare nell'inconsistenza: a quel punto si può godere di questo piccolo scherzetto brutale, straniante, anche un po' volutamente irrisolto, che non deve più scioccare per la crudeltà ma deve stizzire per quanto può andare a fondo nell'assurdo senza sconvolgerci più.
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