Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Buonasera a tutti, ancora non sappiamo chi vincerà il festival di Cannes di quest'anno, però oggi vi parlo dell'ultimo film diretto dal più giovane regista che abbia mai vinto la Palma d'oro con il suo film d’esordio a soli 26 anni, Steven Soderbergh.
Buonasera a tutti, ancora non sappiamo chi vincerà il festival di Cannes di quest'anno, però oggi vi parlo dell'ultimo film diretto dal più giovane regista che abbia mai vinto la Palma d'oro con il suo film d’esordio a soli 26 anni, Steven Soderbergh.
BALCK BAG videorecensione di Cristiana Bini Leoni "con" Roberto Leoni
ROBERTO
“Diretto è dire poco, perché in realtà lui,
cambiandosi il nome, ha anche montato e fotografato il film,
usando il nome del padre come direttore della fotografia
e il nome della madre come montatore…”
“Come regista so benissimo
che i miei due più fidati collaboratori in assoluto
sono il direttore della fotografia che è il mio occhio
e il montatore che è la mia anima.
Perché il montatore è colui che costruisce il film
e quando c'è la collaborazione fra regista e montatore
è il massimo dell'espressione,
in quanto il montatore è come il confessore
che ti dice “guarda che questa scena è sbagliata,
è come il tuo psicanalista che ti indirizza dicendo
“questa scena tirala su e invece questo non farlo”.
Infatti, ogni regista ha alcuni vezzi,
gli piacciono in maniera particolare alcune inquadrature
che forse in quel momento non serve rappresentare
perché ritarderebbero l'azione
e quindi sono soltanto una belluria
che non è efficace per il ritmo.
Per questo il montatore deve essere una persona fidatissima,
una persona con cui c’è un rapporto quasi carnale,
come con un altro te stesso…”
Infatti, Soderbergh, da vero filmaker sperimenta sempre tutte le tecniche di ripresa e di montaggio più innovative con cui stupire il pubblico e tenerlo attaccato allo schermo, cercando di scoprire quale è il limite massimo di sperimentazione oltre il quale non ci si può spingere senza perdere gli spettatori…
Per esempio, una tipica cifra stilistica del suo montaggio è l’arrivo del dialogo qualche secondo prima dell’inizio della scena, che lui utilizza già in quel suo primo film a bassissimo costo premiato a Cannes nel 1987, Sesso Bugie e Videotapes…
Come dice Soderbergh stesso, quel premio è il frutto di una serie di coincidenze, iniziate in un quartiere popolare di Baton Rouge dove il piccolo Steven vede film di tutti i tipi fino a quando entra da spettatore a vedere Lo Squalo ed esce regista, perché per la prima volta si chiede cosa significa “regia di”.
ROBERTO
“Faccio cinema perché da bambino ero così affascinato
dalla visione de Il Settimo Sigillo,
che ho deciso che l'unico mestiere possibile al mondo
era creare storie di questo tipo
di dirigerle, interpretarle, no, non interpretarle.
Non mi è mai interessato recitare,
ma inventare questa storia
e mettere in scena questo spettacolo straordinario...”
Così, il cinema diventa l’ossessione del giovanissimo Steven, al punto di trascurare la scuola, anche se fortunatamente il padre ha fiducia in lui e lo supporta!
Da Baton Rouge prova la fortuna ad Hollywood dove diventa un montatore televisivo e di videomusicali, ma ben presto ritorna continuando a scrivere e a realizzare documentari tra cui uno che piace così tanto al gruppo degli Yes da chiedergli di realizzare il video del loro concerto con cui vince un Grammy!
Gira anche cortometraggi, tra cui uno di circa mezz’ora Winston (di cui per gli appassionati ho trovato il link) che in realtà è l’origine del famoso Sesso Bugie e Videotapes dove già nel titolo troviamo tutte le caratteristiche del cinema di Soderbergh…
Il sesso, in cui per Soderbergh c’è il delicatissimo equilibrio tra desiderio e amore, le bugie, tra innamorati, amanti e coniugi… e i videotapes in rappresentanza di qualunque forma di audiovisivo visto come uno schermo con la realtà, che spesso ci fa paura…
Dopo la Palma d’oro la sua carriera sembrerebbe assicurata, ma i suoi film successivi sono così diversi dal primo che spiazzano il pubblico e non ricevono il plauso che forse meriterebbero…
Finisce nella “movie prison”, cioè nessuno vuole produrre un suo film, quando con un George Clooney ancora celebre solo per il pediatra dongiovanni della serie televisiva ER, ha l’occasione di dirigere Out of Sight che ha un successo di critica eccezionale,
permettendogli di dirigere subito dopo Erin Brockovic con Julia Roberts con cui ottiene una candidatura agli oscar come miglior regista, ma purtroppo non vince la statuetta…
…perché la vince per Trafic, trasformandosi nell’unico regista oltre a Michael Curtiz nel 1938 ad essere candidato nello stesso anno per due film…
La società di produzione fondata con Clooney coproduce prima Insomnia che Soderbergh fa dirigere al giovane Christopher Nolan, e poi la fortunata trilogia cominciata nel 2001 con Ocean’s Eleven che sbanca il botteghino mondiale guadagnando 450 milioni di dollari…
Prolifico ed eclettico, Soderbergh dirige moltissimi altri film, tra cui uno di 4 ore su Che Guevara, che incassano oltre 2,2 miliardi di dollari in tutto il mondo ottenendo quattordici candidature agli Oscar e vincendone cinque.
Con questi numeri nel 2022 entra in contatto con David Koepp, il quarto sceneggiatore di maggior successo di tutti i tempi in termini di incassi con oltre 2,6 miliardi di dollari da grandi successi come JURASSIC PARK, MISSION IMPOSSIBLE, SPIDERMAN, INDIANA JONES…
Ma, al contrario di quello che ci si aspetterebbe, i due non concepiscono un blockbuster ma un film a bassissimo costo per HBOMax quasi completamente ambientato in un loft con una sola protagonista, KIMI con Zoë Kravitz, che per la critica è un omaggio a La finestra sul cortile di Alfred Hitchcok …
ROBERTO
“C'è un uomo paralizzato da una ferita alla gamba
che dalla finestra del suo appartamento, perché è un fotografo,
guarda cosa succede nel cortile sottostante
e nell'edificio di fronte.
È un uomo abituato a fotografare,
quindi è un uomo abituato a cogliere la vita
dei personaggi e i movimenti delle persone
e per questo la sua non è una curiosità da voyeur,
è una curiosità professionale,
un modo come un altro di vivere pur essendo immobilizzato.
Mentre guarda la vita degli altri,
sembra scoprire quello che pensa sia un crimine.
Chiaramente questa storia è una metafora della vita.
Siamo tutti chiusi nel nostro bozzolo
felici, o almeno crediamo felici,
abbiamo costruito una protezione intorno a noi
che è come l'appartamento
in cui è rinchiuso il nostro protagonista, James Stewart.”
Dopo Kimi, nel 2023 il nuovo progetto di Soderbergh e Koepp è Presence, un altro film a bassissimo budget, tutto girato in 11 giorni dal regista come se fosse una costante soggettiva, cioè il punto di vista della… presenza o del ghost se preferite…
Ed infine la nuova sceneggiatura di David Koepp girata da Soderbergh è proprio Black Bag anche se il regista, come sempre anche direttore della fotografia e montatore, ci tiene ad avvertire il pubblico che questo NON è sperimentale! Anzi è un film classico, una spystory che sarebbe molto piaciuta ad Hitchcock…
Per il maestro del brivido Soderbergh ha una tale passione che in suo omaggio, nel 2014 monta Psychos, una fusione di Psycho del 1960 con il suo remake inquadratura per inquadratura di Gus Van Sant del 1998...
Soderbergh è convinto che i film di Hitchcock non siano mai tramontati perché parlano di una cosa che non tramonta mai, la colpa… per questo tra i suoi più di 30 film moltissimi sono thriller, un genere troppo spesso considerato di serie B dalla critica, mentre invece è quello preferito dagli spettatori…
ROBERTO
“La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock
è uno dei più grandi thriller mai realizzati.
Per anni Alfred Hitchcock è stato definito un regista di genere,
uno che fa film commerciali.
Perché i thriller erano considerati film di bassa lega
rispetto a film ben più alti e nobili.
In realtà, il thriller, il noir e persino il semplice crime
sono una metafora della vita
Quindi chi realizza questi film a livello artistico e
non puramente commerciali, proprio come Hitchcock,
raggiunge chiaramente vette diverse da quelle del semplice genere.
Hitchcock non è un regista di genere,
Hitchcock è semplicemente un grande regista.”
Proprio come Soderbergh che non si è mai lasciato affascinare dall’idea di diventare il regista à la page che tutti si sarebbero aspettati… In questo nuovo film ci sono sempre i suoi temi classici, sesso e bugie, perché secondo il regista è la storia di… un matrimonio.
Infatti, è l’intricata storia di amore e tradimenti di due spie sposate da molti anni e la black bag, la famosa borsa nera dove le spie di Ian Fleming e John LeCarré tengono al sicuro i documenti confidenziali, qui è la parola in codice con cui i nostri protagonisti nascondono l’un l’altro i segreti delle loro missioni.
Una coppia affiatatissima con un perfetto equilibrio tra la passione amorosa mai intiepidita dal tempo, ed un lavoro che impone la massima segretezza, anche e soprattutto per evitare di mettersi in pericolo a vicenda…
Ma cosa succede quando questo ormai oliato equilibrio è rotto dal sospetto di una bugia che potrebbe danneggiare quella patria per cui entrambi dovrebbero combattere?
Ognuno di loro è disposto a tradire la patria per salvare l’altro? E chi li circonda sta mentendo?
Soderbergh è subito conquistato dall’hitchcockiana sceneggiatura che Koepp ha concepito ai tempi del primo Mission Impossible partendo dalla domanda: Quando puoi mentire su tutto, come fai a dire la verità su qualcosa?
Come sempre affascinato dalle bugie, qui Soderbergh le trova su tutti i livelli, quelle professionali delle spie, quelle istituzionali giustificate, quelle istituzionali NON giustificate, quelle dei colleghi, quelle degli amici, quelle degli amanti e quelle dei coniugi…
Coniugi interpretati magistralmente dalle due star protagoniste, che secondo il regista, sono quelle che rendono popolari i film e si innervosisce quando non sono usate bene: perché scegliere quella star e poi non lasciarle fare ciò che sa fare meglio di chiunque altro?
In questo caso, la splendida attrice australiana Cate Blanchett, con 8 candidature agli Oscar di cui 2 vinti, per film prodotti in ben 4 decenni, già protagonista del film di Soderbergh Intrigo a Berlino, un bianco e nero in omaggio al cinema degli anni 40, Casablanca in primis.
E l’attore tedesco irlandese Michael Fassbender che dopo il debutto in 300, trova il successo con il personaggio di Magneto nella serie degli Xmen, ha due candidature alle ambite statuette, e quando sposa la bella collega svedese Alicia Vikander decide di lasciare il cinema per… le corse automobilistiche!
Fortunatamente, l’intervallo automobilistico è finito, per permettere alla sofisticata regia di Soderbergh di regalarci un’avvincente storia d’amore con un’incredibile chimica che unisce le due spie aldilà di tutto e di tutti…
Comunque, quello che possiamo imparare dalla carriera di Soderbergh è che per essere un enfant prodige occorrono talento, fortuna e sfacciataggine, proprio come quelle che ha avuto Roberto all'inizio della sua carriera...
ROBERTO
“Io ero un giovanissimo scrittore,
a Roma diremmo un “pipilletto”
che aveva osato scrivere una bella sceneggiatura
e nessuno capiva perché.
Quando il produttore mi chiese
chi vedevo come interprete,
io con la più grande faccia tosta dell'incoscienza
dissi che vedevo Kirk Douglas.
Tutti si guardarono intorno come per dire:
il successo a questo ragazzino ha dato alla testa.
Ma poi una grande produttrice
che si chiamava Marina Cicogna
mandò il copione negli Stati Uniti a Kirk Douglas.
Kirk lo lesse e accettò di fare il film.
Per cui sono particolarmente legato a questo attore
e sono però particolarmente legato
a “Lasso nella manica”,
in America il titolo era anche The Big Carnival,
perché proprio vedendo quel film
e vedendo la sua interpretazione
io dissi il suo nome
e cominciai la mia carriera.”
Spero che la recensione vi sia piaciuta e vi ringrazio per averla letta!
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