Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Danny Boyle in realtà non è un fan dei film di zombie, ma Alex Garland, che da adolescente vedeva moltissimi film di zombie, poi per anni non ne ha più visti, fino a quando non è uscito il videogioco Resident Evil e si è reso conto che la tensione non derivava dagli zombi che non rappresentavano una grande minaccia perché si muovevano lentamente...
Se volete guardare la videorecensione con le foto e gli inserti video di Roberto Leoni, la trovate qui:
Oggi vi parlerò di 28 anni dopo scritto da Alex Garland e diretto da Danny Boyle, sequel del film cult del 2002, 28 giorni dopo scritto e diretto dallo stesso duo.
Danny Boyle in realtà non è un fan dei film di zombie, ma Alex Garland, che da adolescente vedeva moltissimi film di zombie, poi per anni non ne ha più visti, fino a quando non è uscito il videogioco Resident Evil e si è reso conto che la tensione non derivava dagli zombi che non rappresentavano una grande minaccia perché si muovevano molto lentamente, ma dal fatto che non avevi sufficienti proiettili per affrontarli… e se gli zombi si fossero mossi veloci come i cani?
Siccome Boyle aveva diretto il film con Leonardo Di Caprio The Beach tratto da un suo libro, Garland gli ha portato una sceneggiatura molto molto scarna ed inoltre con gli zombie che al regista non piacevano…
Invece, Boyle ci ha visto la “rabbia”, proprio come quella che si scatena negli automobilisti al volante… un sintomo di intolleranza sociale…
Boyle ha trovato anche le fotografie degli stadi clinici della rabbia e le ha riprodotte negli sguardi dei personaggi… non avrebbe fatto un film limitandosi al “genere”, ma qualcosa che non era mai stato fatto prima…
Solo che non poteva proporre ad attori famosi di fare un film di zombi perché non lo avrebbero mai fatto e così ha scelto un debuttante, Cillian Murphy che tutti ricordiamo vagare per una inquietante Londra deserta che avremmo rivisto così solo durante il COVID…
Una sequenza che in sceneggiatura erano solo 10 righe, girata a Londra in quelle fragili ore tra gli ultimi frequentatori dei locali che tornano a casa e la gente che va al lavoro… circa un'ora prima che la città diventi troppo affollata per riuscire a bloccare il traffico…
Un momento magico… con il ponte di Westminster ricoperto accuratamente di immondizie dallo scenografo che ha dovuto litigare con un netturbino arrivato a ripulire…
…con l’auto abbandonata a cui si avvicina Cillian facendo scattare l’allarme che ha scatenato gli insulti di tutti pendolari…
…addirittura,approfittando della mancanza dei vigili che avrebbero dovuto impedirlo, la produzione è riuscita a piazzare un autobus rovesciato a Downing Street…
Tre settimane dopo ci sarebbe stato l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre e sarebbero scattati i servizi di sicurezza che avrebbero reso impossibili queste riprese del film…
La produzione ha avuto moltissime complicazioni, come lo stuntman che per guidare la macchina contro il cancello incatenato vuole mettersi un casco di sicurezza, provocando la protesta dell’intera troupe: come potrebbero sparargli se avesse un casco?!?
Ma lo stuntman aveva un altro problema, perché la catena che bloccava il cancello avrebbe rotto il parabrezza… Fortunatamente, un amico dello scenografo dopo dieci minuti ha portato una catena di sua “invenzione”…
Con le caramelle Haribo aveva letteralmente modellato le maglie della catena, le aveva spruzzate con spray rame e poi aveva creato un lucchetto… era una cosa folle ma funzionò…
D’altra parte, gli effetti speciali non sono mai facili…
Purtroppo, i soldi sono finiti prima di girare il finale del film, così hanno provato a girarne uno super-economico, ma era talmente brutto che quando gli studios lo hanno visto gli hanno dato i soldi per girarne un altro…
Un primo test su una ventina di spettatori andò malissimo e quando il film uscì tutti i critici britannici lo liquidarono come film di genere, ma in America ha avuto un successo incredibile incassando 50 milioni di dollari… Stephen King lo adorava talmente che comprò 800 biglietti…
Qualche anno dopo Garland scrive 28 settimane dopo, che non è diretto da Boyle impegnato nelle riprese di un film molto ambizioso scritto dallo stesso Garland, l’horror spaziale Sunshine di cui i due vorrebbero fare una trilogia…
Purtroppo è un flop ed inoltre tutti i protagonisti muoiono, quindi non è ben chiaro quale fosse il piano per i sequel…
Così, Garland che non è soddisfatto di 28 settimane dopo, propone a Boyle di realizzare un altro sequel… ma ci mettono moltissimi anni a trovare la chiave giusta e nel frattempo Boyle gira i pluripremiati The millionaire vincendo anche un Oscar alla regia, 127 hours, Steve Jobs, il sequel del suo celeberrimo Trainspotting e Yesterday…
…mentre Garland nel 2015 esordisce alla regia con ExMachina, e poi continua a dirigere con Annihilation, Men e il recente Civil War…
Se il primo film era incentrato sulla rabbia, Garland e Boyle si rendono conto che la situazione è peggiorata esponenzialmente perché la rabbia adesso scatta continuamente passando da 0 a 100 in un attimo, forse per colpa della tecnologia che ci offre strumenti potentissimi anche se poi ci accorgiamo di non essere davvero così potenti…
Alla conferenza stampa Boyle ha dichiarato che l’obiettivo del film è proprio evidenziare come alla fine andiamo a finire tutti nello stesso posto, belli e brutti, ricchi e poveri… proprio come nella famosa poesia di Totò La livella…
…e proprio come il muro realmente esistente a Londra lungo quasi mezzo miglio ricoperto di fogliettini rosa in ricordo dei morti di Covid…
E se da una parte c’è la morte, il contraltare è la famiglia… esattamente come nel primo i 4 sopravvissuti diventavano una specie di famiglia, in questo nuovo film la famiglia è ancora più importante, nonostante il clima dark che piacerà molto agli amanti del genere horror…
Un clima reso anche grazie all’abilità del direttore della fotografia Anthony Dod Mantle che è lo stesso del primo film, quando aveva ricevuto un messaggio in segreteria da Boyle che aveva particolarmente apprezzato il suo lavoro in Festen
lui non gli rispose per una settimana convinto che fosse uno scherzo fatto dai suoi amici, anche perché era impegnato a spingere la carrozzina di suo figlio in giro per Copenaghen alle 2 del mattino, per farlo addormentare.
Invece, oltre a guadagnargli un Oscar per The Millionaire, la collaborazione tra Boyle e Mantle è stata fondamentale anche per la riuscita di quel primo film in cui per la prima volta in alcune scene al posto della telecamera professionale è stata usata una fotocamera commerciale…
Una Canon con una risoluzione di solo 480 ed un otturatore frenetico che ha affascinato il regista perché era in grado di creare un’atmosfera demoniaca…
All’epoca, avevano bisogno della fotocamera per poter girare rapidamente in quell’unica ora mattutina e perché avevano pochi soldi, ma in questo nuovo film che è costato 75 milioni e che fa parte di una trilogia il cui secondo film è già in postproduzione, per quale motivo hanno usato gli Iphone?!?
D’accordo, con un sistema che consente di fissare obiettivi, treppiedi, microfoni e altri accessori sugli iPhone, accompagnati da telecamere leggerissime di ultima generazione e da molti droni…
…ma Boyle e Mantle volevano ricorrere a nuove tecnologie per realizzare di nuovo qualcosa di inusitato… una sfida che insieme a molti problemi ha portato anche grandi risultati…
Perché loro non cercavano la perfezione, ma le crepe della perfezione… per esempio, hanno montato un Iphone addosso ad un attore che correva velocissimo e gran parte del girato era praticamente inutilizzabile, ma con il metodo normale, non avrebbero mai potuto ottenere quelle poche parti che hanno usato, perché per raggiungere lo stesso risultato, avrebbero dovuto far rallentare l’attore…
Mi colpisce sempre questo aspetto “artigianale” del cinema, anzi dei “cinematografari” sempre impegnati a sperimentare nuovi modi per raccontare le storie...
Vi auguro una buona estate e arrivederci a settembre, magari con uno dei film del Festival di Venezia…
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