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Leoni al sole

Regia di Vittorio Caprioli vedi scheda film

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La recensione su Leoni al sole

di Baliverna
8 stelle

Un'opera solo apparentemente allegra, in realtà amarognola, ritratto di un sottobosco di uomini parassiti e vili. Buon esordio alla regia di Caprioli e tanti bravi attori.

È una sorta di “vitelloni” in salsa estiva. Non voglio mancare di rispetto alla pellicola di Fellini – alla quale questo è inferiore – ma non si può neppure dire che sia un suo indegno emulatore.

Ho apprezzato la regia di Caprioli. Quanto agli attori, ne dirige molti, e li gestisce bene anche dove ce ne sono diversi nella stessa scena. Quanto alle tecnica, l'ho trovata varia ed inventiva; essa è un elemento che rende interessanti le scene. L'ho vista utilizzata da altri, e rivela l'intelligenza del regista. Ad esempio, la macchina da presa segue un personaggio che cammina, poi, raggiunti con l'inquadratura altri due che iniziano a parlare, abbandona il primo e si sofferma su di loro. O ancora, varie volte un personaggio entra in scena dallo sfondo in campo lungo tra due attori in primo piano, sicché l'inquadratura è il risultato di due elementi aggiunti in tempi diversi... Interessante. In generale non mancano i carrelli.

Quanto al contenuto, vediamo il ritratto di una serie di uomini non più ragazzi (sono tutti tra i 30 e i 40, con i loro idioti soprannomi), i quali passano le giornate bighellonando in una località di villeggiatura. Alcuni sono mantenuti dai genitori, altri si fanno mantenere da turiste benestanti che riescono ad abbindolare con le loro tattiche di seduttori, oppure da donne sposate per interesse. Questi leoni marini non si fanno una o due settimane di vacanze, ma passano tutta l'estate in ozio, tra chiacchiere, seduzione, lunghe ore ai tavolini del bar e serate al ristorante. Sono degli adulti immaturi e frivoli, che fuggono la responsabilità, il sacrificio, il lavoro, la famiglia (in senso vero, non la moglie-portafoglio), vivono raccontando bugie e sostanzialmente usano le donne. Nonostante siano spesso goffi e pasticcioni nei loro intrallazzi, non sono simpatici. Sono dei fannulloni, dei meschini, che prima erano stati bambini viziati di genitori ricchi.

Nel film vi sono molti dialoghi, diverse piccole sotto-trame, ma non una vera trama, che inizia e finisce. È un quadretto, un ritratto collettivo. Cionondimeno, non mi ha annoiato mai. Questo è possibile grazie alla fantasia di Caprioli nel dirigere, e ad una sceneggiatura che riesce a distillare a poco poco questa essenza della noia e futilità di quelle vite inconcludenti.

Tra gli attori segnalo una brava e simpatica Franca Valeri (anche in costume da bagno!) e un super-atletico Philippe Leroy. La prima interpreta bene una quasi-zitella dal cuore puro, un po' ingenua, che viene ingannata dai seduttori. A lei resterà solo l'amarezza. Il secondo, l'attore francese più avezzo ai ruolo drammatici, impersona un casanova, mangiapane a tradimento, che vive di espedienti, debiti, e se ne tira fuori con un matrimonio d'interesse. Segnalo anche un giovane e magro Enzo Cannavale, ancora con la gavetta in mano.

 

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